A7F40B79-8E97-4016-95AB-9A4FB6070A28Distruggere l’economia iraniana. Cioè distruggere la vita, le speranze, il futuro di migliaia di giovani, uomini e donne incolpevoli delle scelte del proprio Governo. Perché? “L’amministrazione Trump e i suoi alleati sono determinati a sostenere ed espandere la campagna di massima pressione economica contro l’Iran per mettere fine all’attività destabilizzante del regime che minaccia gli Stati Uniti, i nostri partner ed alleati, e la sicurezza in Medio Oriente”, si legge in un comunicato della Casa Bianca, che, spiega ancora, “mira ad azzerare l’export di petrolio iraniano, negando al regime la sua principale fonte di entrate”.
Gli Stati Uniti nella giornata di ieri, hanno infatti confermato di non voler rinnovare l’esenzione dalle sanzioni per l’importazione di petrolio iraniano per otto Paesi: Grecia, Taiwan, Cina, India, Turchia, Giappone, Corea del Sud e Italia.
Un atto di guerra economica totale contro Teheran, ma anche un’indiretta e pesantissima azione sanzionatoria contro la Cina per cui l’Iran è il principale fornitore di petrolio e che ha contestato duramente le “sanzioni unilaterali” e la “giurisdizione ad ampio raggio“. Tradotto: degli Stati Uniti e della loro prepotenza geopolitica, della loro brama di conservare ed estendere un’egemonia declinante a livello mondiale, oggi che il mondo vede l’emergere di una potenza concorrente (Pechino appunto) iniziano a non poterne più. E anche la Turchia ha fatto sentire la propria voce. Inutile dire che, invece, l’Italia e gli altri docili alleati degli USA si siano astenuti dal commentare, subendo in silenzio. Del resto ENI si era già di fatto allineata da tempo alle sanzioni, come hanno fatto sapere dal quartiere generale del gigante energetico italiano.
Washington fa schizzare il petrolio alle stelle e di questo ne approfitteranno i suoi alleati sauditi. E dello strangolamento dell’Iran godrà Israele. Ma è solo questione di tempo prima che un conflitto armato diventi un’opzione concreta. Soprattutto se il non più velato progetto di “regime change” guidato dalle fantasie a metà tra la geopolitica e il fanatismo religioso-messianico di neocon americani, wahhabiti e israeliani in Iran fallirà (l’inserimento dei Guardiani della rivoluzione iraniani nel novero delle organizzazioni terroristiche è un’ulteriore conferma di questa non più celata volontà). E, a quel punto, non sarà solo Teheran, ma tutto il mondo che si dovrà preoccupare.
Perché, mentre ci si allarma per gli effetti della Nuova via della seta cinese, nessuno pare accorgersi di come il vero pericolo, oggi, venga da quell’America che non vuole proprio accettare di dover condividere il suo ruolo di potenza egemone. E questo è un serio, serissimo problema per la pace mondiale.
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