Con il termine CBDC, acronimo di Central Bank Digital Currencies, ci si riferisce a un nuovo sistema di monete digitali che, in futuro, saranno emesse dalle banche centrali. Tali monete, pur traendo ispirazione da realtà come i Bitcoin, non sono né criptovalute né strumenti di pagamento online, ma vere e proprie monete a corso legale, speculari a valute già esistenti e, considerando il processo di digitalizzazione in atto, costituiranno probabilmente il domani del mercato valutario.

L’impatto che le CBDC avranno sulla società sarà enorme: innanzitutto i pagamenti, tutti i pagamenti, come quello tra un datore di lavoro e il lavoratore, potrebbero non avvenire più attraverso intermediari come le banche, ma direttamente da un “portafogli digitale” a un altro. Questi portafogli avrebbero, a questo punto, come unico punto di riferimento per i depositi la stessa banca centrale. Le varie proposte per l’implementazione di CBDC, infatti, spesso si accompagnano all’ipotesi di una fornitura di conti bancari universali presso le banche centrali per tutti i cittadini.
Questo significherebbe che le banche commerciali dovrebbero presto ritrovarsi a modificare la propria offerta di prodotti finanziari. Naturalmente, per il sistema bancario privato, non si tratterebbe di un collasso, ma piuttosto di un riassetto, dato che, come noto, le banche centrali, non essendo affatto entità pubbliche, sono possedute proprio dagli stessi istituti privati.

Chi invece avrà vita difficile saranno gli evasori: elusione ed evasione fiscale, non potendo più fare ricorso alle attività bancarie off-shore ed essendo possibile per una banca centrale tenere traccia della posizione esatta di ogni singola unità di valuta, con tale tracciabilità che potrà essere estesa al contante, saranno semplicemente impossibili.

Ora, è chiaro che un’innovazione di questo tipo, con la digitalizzazione che corre sempre più rapidamente, soprattutto nell’era del 5G, possa avere anche notevoli implicazioni geopolitiche. Ebbene, il Paese allo stadio più avanzato nella messa a punto delle monete digitali è la Cina. Dal 2017, la Banca Popolare Cinese, banca centrale di Pechino (che, a differenza degli omologhi istituti occidentali, è interamente statale) ha avviato la progettazione di uno yuan digitale.

Nella primavera del 2020, il pagamento elettronico con yuan digitale è stato testato in alcune grandi città, tra cui Shenzhen e Suzhou. Tali test sono stati sufficienti a gettare nel panico i Paesi occidentali, tanto che il G7 ha deciso di inserire il tema delle CBDC nel suo meeting annuale. Una scelta che, secondo Cheng Bo, ricercatore analista di Global Times, organo ufficiale del Partito Comunista Cinese, “tali processi interni su piccola scala sono già stati eccessivamente interpretati e politicizzati dal G7“. Così, “è prevedibile che in futuro sarà difficile per la valuta digitale cinese evitare di essere presa di mira da paesi come gli Stati Uniti. A lungo termine, la valuta digitale della banca centrale cinese potrebbe causare una forte competizione tra potenze nell’area delle valute digitali. Ciò che sta dietro la competizione valutaria è la concorrenza nelle tecnologie di pagamento e nella regolamentazione tecnologica. Gli Stati Uniti hanno società leader a livello mondiale come Facebook (società che ha già lanciato una propria criptovaluta, Libra, nda), quindi hanno forti risorse nella concorrenza di mercato. Inoltre, anche l’influenza di un paese nel sistema di regolamentazione globale per la valuta digitale è cruciale. La possibilità di un Paese di partecipare agli albori del processo di definizione della regolamentazione della valuta digitale avrà un significato importante per l’internazionalizzazione della valuta digitale di quel paese”.

“Di fronte alla pressione di Paesi come gli Stati Uniti – ha proseguito Cheng Bo – (…) in primo luogo, gli accademici dovrebbero evitare di fare interpretazioni poco pratiche sul CBDC cinese. Lo yuan digitale, che ha lo scopo di servire all’aggiornamento della digitalizzazione del sistema finanziario, è stato interpretato erroneamente come una sfida al dollaro USA. Ciò ha messo sotto pressione la valuta digitale”.

Tuttavia, come ha rilevato un’altra e più recente analisi sempre pubblicata dal Global Times, la minaccia per il dollaro proverrebbe dal nuovo piano di pagamento elettronico in valuta digitale (DCEP) lanciato dalla Banca Popolare Cinese che prevede, tra le altre cose, un nuovo sistema transfrontaliero di pagamento che possa essere alternativo, in futuro, allo SWIFT.

SWIFT: IL SISTEMA DI PAGAMENTI TRANSFRONTALIERI DOMINATO DAGLI USA (E SORVEGLIATO DA CIA E NSA)

Acronimo di Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, il sistema SWIFT, inaugurato nel 1973, gestisce in maniera standardizzata e a livello globale la maggior parte della transazioni finanziarie transfrontaliere del mondo. Questo sistema, pur nato in Europa, è stato al centro di numerosi scandali in anni recenti, poiché è risultato essere controllato dalle agenzie governative americane. Tra queste la CIA e l’NSA. Non solo, ma, nell’ambito delle sanzioni varate, nel tempo, dall’Occidente contro l’Iran, lo SWIFT aveva disconnesso dalla sua rete le banche iraniane e, nel 2014, si ipotizzò, su pressioni britanniche successive alla crisi ucraina, di disconnettere dal sistema anche le banche russe. Risulta dunque evidente come, politicamente, lo SWIFT sia completamente controllato e diretto dagli interessi occidentali e, primariamente, statunitensi.

Ecco che, allora, un nuovo sistema di pagamento e regolamento transfrontaliero potrebbe aiutare le aziende tecnologiche cinesi a compensare la minaccia delle sanzioni statunitensi che potrebbero in futuro espellerle dallo SWIFT, un’ipotesi non irrealistica secondo Ju Jiandong, direttore del Center for International Finance and Economics Research della Tsinghua University
A questo punto il DCEP potrà essere utilizzato come valuta per transazioni commerciali transfrontaliere da parte di queste imprese, ha sostenuto ancora Ju Jiandong. Ora, tuttavia, l’effetto collaterale di questo sistema potrebbe essere quello di rompere il monopolio del sistema di pagamento in dollari USA e stabilire un sistema di pagamento transfrontaliero globale “più equo, più efficiente e più avanzato di fronte a un possibile blocco finanziario degli Stati Uniti”.

E l’Europa? La Banca Centrale Europea, data la temperie, non vuole stare a guardare: lo scorso 2 ottobre è stato infatti pubblicato un report ufficiale sul prossimo lancio di un piano per un “euro digitale”. Secondo Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della BCE, l’introduzione di una moneta digitale sosterrebbe la spinta dell’Europa verso la continua innovazione, contribuendo inoltre alla sua sovranità finanziaria e al rafforzamento del ruolo internazionale dell’Euro”.

La “guerra” delle CBDC, insomma, è appena cominciata.

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