Cinabro riscopre gli scritti del fratello del Duce, pioniere di un’ecologia “integrale”
In un’epoca in cui l’ecologia e l’attenzione verso l’ambiente occupano uno spazio sempre più rilevante nel dibattito pubblico, sono in pochi a ricordare (ma, dato il cognome decisamente scomodo, non è di certo una sorpresa…) che, tra i pionieri italiani della materia, può essere annoverato il fratello minore del Duce, Arnaldo Mussolini. Di due anni più giovane di Benito, scomparso prematuramente per un arresto cardiaco nel 1931, a soli 46 anni, Arnaldo, noto principalmente per la sua attività in campo giornalistico (nel quale si distinse per aver ereditato dal fratello, quando questi assunse la carica di capo del Governo nel 1922, la direzione de Il Popolo d’Italia) e per aver rivestito il ruolo di guida spirituale della Scuola di Mistica fascista fondata da Niccolò Giani, fu anche attento e appassionato studioso delle questioni relative all’agricoltura, che gli appartenevano per formazione. Diplomatosi alla scuola agraria di Cesena, egli ottenne infatti una laurea honoris causa in Scienze agrarie e fu guida politica del Comitato Nazionale Forestale.
Si può forse dire che fu proprio Arnaldo, più di ogni altro esponente del regime, a impersonarne l’anima “naturalista”: dotato di grande sensibilità ecologica, animò importanti iniziative editoriali di carattere agrario e forestale, come “Il bosco” o “La domenica dell’agricoltore”.
Questo impegno rivive oggi nella coraggiosa e recente pubblicazione, curata da Cinabro Edizioni e intitolata “Il bosco e l’aratro”, di una raccolta di articoli (in tutto 34), usciti sulle colonne de Il Popolo d’Italia tra il 1928 e il 1931, in tema di rilancio dell’agricoltura e difesa della terra. La raccolta, frutto di una lunga ricerca tra archivi e riviste condotta dal gruppo culturale abruzzese di Coscienza e Dovere, rappresenta, come spiega la stessa casa editrice, “il lascito politico e spirituale, dal punto di vista agrario e ambientale” dell’autore. Dalle pagine del saggio emerge infatti una testimonianza dello sforzo di Arnaldo per un rinato “culto dell’albero”, per l’attenzione verso il problema forestale e per il tema (all’epoca molto sentito) delle bonifiche. Bonifiche che dovevano essere, secondo le parole dell’autore medesimo, “integrali”, e cioè atte a operare, prima che sulla terra, “sugli spiriti”. Pagine e concetti che, forse e al di là di qualsiasi pregiudizio, vale oggi la pena riscoprire.