Attendiamo il momento in cui la supercazzola progressista arrivi a girare quella frittata su tutte, la più pesante e impiastricciata, quando il diritto non sarà ad abortire, ma a fare dei figli. Perché il vero problema è che qui i figli non vuole farli più nessuno. Un tempo povero, misero, egoista, che ritiene di poter giocare a fare Dio.
Un invito ad assumersi le proprie responsabilità in un mondo che vuole discolparsi da tutto. Dietro lo scudo dei diritti da tutelare, delle libertà da garantire c’è il terrore di essere pienamente uomini e donne, di portare a compimento, nel caos odierno, la propria virilità, la propria femminilità, la riconferma di contenere la vita, di essere vita. E il coraggio, pensate un po’, di darlo per scontato, mettendo in discussione non le basi, ma cercando di capire come conciliare la famiglia con la modernità che di essa, vuole fare semplicemente a meno. Saremo medievali? Allora sì, meglio essere dei medievali ancora legati alla vita come LOGICA continuità. Il medioevo partoriva. In tutti i sensi. Figli, civiltà, Bellezza. E quell’humanitas, greca, romana, che nel tempo, parlando con Giovanni Reale, si evolve nel Cristianesimo, e poi nell’Umanesimo, fino a trasformarsi nel Rinascimento, è il freno supremo alla nostra volontà di autoannullarci.
Perché l’imposizione egemonica avrà talmente slacciato la propria intimità da una concezione vitale e vitalistica dell’universo, spirituale e biologica, per cui fare figli non sarà più necessario, né, in qualche forma, “obbligo morale” di partecipazione al tempo e al divenire, di realizzazione, di continuità. Meglio l’illusione della partecipazione globale che vince oggi. Al limite si potrà fondere tutti e due, nel prossimo avvenire: faccio un figlio e lo posto su Facebook come scudo di una povertà arrembante. “Guarda ho un figlio e ho fame”. Figli come ricatto. E come vedete, il futuro è già presente. Perché le unità sociali, che un tempo si chiamavano famiglia, saranno perfette slegate da Dio, da un vincolo morale, da un patto culturale, da un matrimonio, da figli da crescere, da ruoli da condurre, da un passato ingombrante; meglio sole e sempre precarie, carne da macello del consumo all’eccesso, all’ingrasso. Zitto e replica.