Un tour in cui, gettate le spalle alle colline rivestite di vigneti, castelli e villaggi color ambra, si scoprono due città da sempre votate alla cultura enogastronomica

di Elena Barassi

Un centro storico meraviglia Unesco, Digione è pennellata da case a graticcio, chiese romaniche e gotiche e dimore private del XVII e XVIII secolo che punteggiano le vie medievali dell’antica capitale dei duchi di Borgogna. Proprio all’interno delle mura del palazzo, il Musée des Beaux-Arts, tra i i più antichi di Francia, risalente all’Ancien Régime, simboleggia le radici della città che, vista dall’alto della torre Philippe le Bon, con le colline che si stagliano all’orizzonte su cui maturano le uve dei grandi vini della Borgogna, è un quadro dall’estetica perfetta. La riservata capitale della Borgogna sfoggia, da sempre, un lato gourmet molto interessante, reso ancora più intrigante dall’apertura della Cité internationale de la gastronomie et du vin negli spazi dell’Hôtel Dieu, l’ospedale maggiore della città, magnificamente restaurato e ridefinito con audaci edifici contemporanei. All’interno, l’esperienza gastronomica si declina in boutique gourmet, gallerie, cantine, ristoranti, scuole di cucina con in testa la celebre Ferrandi di Parigi e pure una libreria connessa con la Librairie Gourmande, la più antica dedicata alla enologia e gastronomia al mondo. Lo spazio dedicato al vino è a perdita d’occhio nella Cave de la Cité, con più di 3.000 referenze d’annata provenienti da tutto il mondo, con forti accenti ai vini della Borgogna e con un pairing straordinario di prodotti locali selezionati da Eric Pras, chef della tristellata Maison Lameloise. Tra gli scaffali delle boutique saltano all’occhio pain d’epices, crème de cassis, base fondamentale del Kir, anche in versione royal, e moutarde de Dijon, simboli culinari della città dai tempi antichi. Ed entrare tra le mura dell’antico negozio o visitare la fabbrica Fallot a Beaune, a 40 km da Dijon è un’esperienza unica, essendo l’unica azienda a produrre dal 1840 una mostarda artigianale a base di soli semi coltivati ​​in Borgogna.

Tra i vigneti della Borgogna

Lungo la strada verso Lione, si entra nel vivo dei paesaggi della Borgogna, da scoprire in luoghi ad alta suggestione come l’Ermitage de Corton, la perfetta incarnazione dell’art de vivre della regione. Con Nicolas Chambon, il proprietario, si raggiungono i vigneti più alti per ammirare l’orizzonte che si apre sulle montagne di Corton degustando, all’ora del tramonto, un aromatico chardonnay de la Cote de Beaune. A cui segue una cena, tra le mura dell’elegante relais, in cui chef Vincent Chirat rivitalizza con successo le tradizioni locali, comprese le tipiche œufs en meurette. Si lascia un nido di pace come questo per scoprire, in bici, i piccoli villaggi della Borgogna sulla Côte-d’Or, lungo la Route des Grands Crus, che custodisce i Crus più blasonati di tutta la Côte de Beaune. Iniziando da Puligny Montrachet, in cui lo Chardonnay raggiunge la sua massima espressione e dove si fa tappa a Le Bistro d’Olivier, per assaggiare i piatti esaltati dai vini della tenuta di Olivier Leflaive.  Pedalando si raggiunge poi il piccolo villaggio di Pommard, abbracciato da vigneti di pinot nero, su cui domina lo Château de Pommard, al cui interno, l’antico vigneto Clos Marey Monge crea alcuni dei Pinot Noir più eccezionali del mondo. Bianchi, fruttati ed intensi sono i vini prodotti nel Mâconnais che si estende sulle pendici del Massiccio Centrale nel sud-est del Saona e Loira. Qui la viticoltura vanta una storia millenaria grazie alle abbazie di Tournus e Cluny ed il paesaggio è ad alta suggestione. Soprattutto dalla cima della Roche de Solutré, uno spettacolare promontorio calcareo nel cuore dei vigneti da cui la vista è a perdita d’occhio. A pochi km da qui, lo Chateau de Besseuil a Clessé, nella città natale dello Chardonnay, è luogo d’elezione per assaggiare una cucina gourmet e dormire in camere di design, caminetto incluso.

Nel Beaujolais tra i villaggi des Pierres Dorées

Dolci paesaggi collinari color smeraldo e piccoli villaggi in pietra calcarea color ambra, a cui il sole conferisce una luminosità speciale, scolpiscono l’area del Beaujolais des Pierres Dorées, ad un’ora circa da Lione, perfetta da assaporare durante un tour bucolico in bici. Senza fretta si pedala a mezza costa, attraversando Ternand, piccolo villaggio annidato su un promontorio roccioso, e pure Oingt, tra i più belli villaggi di Francia, che domina la valle dell’Azergues e le montagne circostanti e infine Teizé su cui si erge la sagoma austera dello Chateau di Rochebonne. Proprio a Teizé una degustazione di beaujolais al Domaine la Cruisille all’ombra di un glicine appaga il gusto ma pure la vista. Che si apre, pure, sugli 80 ettari di vigneti vocati a Brouilly, Morgon, Fleurie e Beaujolais dello Chateau de Corcelles, iconica tenuta costruita su una fortezza medioevale del XV secolo che dal 1984 appartiene alla famiglia Richard. Vedere riposare le bottiglie nella cantina seicentesca di dimensioni spettacolari e gustarne un calice tra le mura antiche è senza dubbio un’esperienza fantastica. Verso sera, nel silenzio della campagna, si raggiunge lo Chateau di Saint Vincent, dove, una volta entrati tra le storiche mura, si incontra un interior molto contemporaneo e di design che invita al relax. Qui la colazione, poi, con assaggi dei migliori formaggi, miele e baguette calde è un inno alla felicità. Prima di lasciare i dolci paesaggi del Beaujolais, l’Onothèque des vins du Château de Pizay riserva un viaggio enosensoriale per far propri tutti i segreti di questi vini color rubino a base di uve Gamay che qui arrivano a livelli molto elevati.

Lione gourmet

Tra tradizione e creatività Lione è da più di 80 anni la capitale mondiale della gastronomia, come la descrisse nel lontano 1935 il famoso critico gastronomico francese Curnonsky. E l’amore per il cibo è un fil rouge che lega costantemente l’antica capitale della seta, attraversata dalla Saona e il Rodano, che corrono paralleli nel centro cittadino. Tutto potrebbe cominciare a sud della Presqu’Ile Lyonnaise nel quartiere della Confluence, oggetto di un audace rinnovamento cha messo in campo i grandi nomi dell’architettura come Christian de Portzamparc che ha firmato l’Hôtel de Région o Jakob + MacFarlane che ha disegnato il Cube Orange. Ma il colpo d’occhio perfetto per appassionati gourmet in quello che fu il vecchio porto della città sono Les Halles de Lyon – Paul-Bocuse dove si fa scorta di morbido Saint-Félicien, andouillettes, saucisson brioché e quenelles, a cui far seguire una cioccolata calda da Bernachon, indirizzo iconico della città dal 1953. Tra i pochi cioccolatieri francesi a tostare quotidianamente le fave di cacao, la maison è l’epicentro gourmand della città e non solo con le sue palet d’or ricoperte da un velo di foglie d’oro. Info Valle della GastronomiaFrancia 

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