Oman da scoprire
Viaggio in Oman per tuffarsi
nella Colour Therapy
Per il sultanato illuminato
è meglio prenotare già da ora
di Camilla Rocca
Siete adagiati su una spiaggia o partite per qualche trekking da una baita in montagna e finalmente vi state godendo le meritate ferie. Proprio quando si è in vacanza è il momento giusto per prenotare la successiva, riuscendo così a spuntare dei prezzi più bassi sui voli e avendo l’attenzione delle agenzie di viaggio. Il periodo perfetto per visitare l’Oman è novembre- dicembre quando le alte temperature lasciano spazio a un gradevole tepore e alla sera si può vestire una giacchina leggera.
L’Oman non è una destinazione, ma uno “status of mind” di pace, gentilezza, pacatezza, cortesia. Il Paese della luce e dai colori pastello: un sole sferzante su una distesa di villette bianche, perfettamente tenute, che si riflette sulle eleganti dishdasha, le tuniche lunghe e flessuose degli uomini, sempre perfettamente candide. E poi il vibrante verde smeraldo marino, spiagge di sabbia chiara e un color mattone, tendente al viola, che caratterizza le sue maestose montagne. Quando vi arrivai le avevo dato il nome di “Zurigo dai colori pastello” ma la tipica accoglienza araba ne fa un Paese tanto rispettoso delle distanze sociali, quanto caloroso. Sicuramente è il Paese della “Colour Therapy”. Perché le sue intense tonalità di vividi fasci luminosi hanno un che di cordiale, pastellato. Netto, preciso, “scandinavo” da un lato, assolutamente mediterraneo, dall’altro. Difficile da incasellare, facile da capire, una volta che si approda sul suolo omanita. E sono questi i motivi per cui il Paese è tanto pieno di italiani, che riconoscono e apprezzano, ovunque vadano, l’eleganza e il sorriso. 70 mila lo scorso anno.
C’è una sottile e ineguagliabile distanza tra ciò che è semplice e ciò che è “povero”, tra il rurale studiato e il trasandato. Difficile a spiegarsi tanto lampante nel percepirsi. E tra tutti i Paesi del Golfo certo l’Oman è il più fiero ed elegante, come si percepisce dal design minimal delle case moderne, ma che da fuori incarnano i classici castelli di fango, solo con rooftop sul tetto, pannelli solari e giardino pensile. Senza fronzoli, dalle linee perfette, di grande ordine e pulizia. Potremo dire che si tratti di un Paese nordico se non fosse così vicino all’Equatore. Qui si percepisce un’atmosfera di lusso accessibile, attorniati dall’eleganza di tanti Kuma (il tipico cappello ricamato) e dalle svolazzanti dishdasha, le tradizionali tuniche lunghe e flessuose, di un candido che invita al tatto. Ma non fatelo mai. Siamo per sempre in un Paese Arabo.
Muscat: crocevia di incensi, spezie e nuove tendenze
L’intero Oman ha meno abitanti di Roma ma è grande quanto L’Italia. La qualità di vita è alta: per nascita, ad ogni omanita, spettano 600 mq di terreno gratuito nel comune dove è nato; la sicurezza è estrema e per ogni abitante le scuole sono gratuite, anche per chi decide di studiare all’estero: il sultano paga i migliori studi in tutto il mondo, ma solo se i suoi cittadini decidono di tornare. E infatti sarà davvero difficile trovare un omanita residente fuori paese. Muscat, la capitale in continua espansione, si allunga sul mare, senza espandersi verso l’interno, ed quindi è abbastanza normale trovare hotel e ristoranti sulla spiaggia o a poca distanza. Gli omaniti amano ammirare il mare, le sue onde spumeggianti, senza mai bagnarsi. La contemplazione fa parte del loro modo di vivere. E la capitale del Sultanato, nonostante sia il centro economico e politico, ha, a tratti, un’aria da città vacanziera, data anche dalla nuova generazione, abituata a viaggiare e portatrice di nuove tendenze; in altri si intravede la sua anima da crocevia di popoli e commerci, di incensi e spezie. Come nel caotico Mutrah Souq, dove è bello perdersi e contrattare per gioielli d’argento dalla tipica fattura locale o per l’intenso oud o ancora filati locali. Imperdibile la visita alla maestosa Royal Opera House, centro della musica, vero e proprio ponte delle arti tra l’Oman e l’Europa, come si può evincere nella programmazione di alto livello e nel design, che prende spunto da quello di altri popoli, come l’uso del marmo di Carrara che ne adorna le pareti. Dopo il glorioso scalone centrale fate caso a delle “anti-stanze”, prima dell’ingresso al cuore del teatro: si chiamano “stanze del silenzio” e sono realizzate con legno di sandalo e un contenimento di cotone per attutire i rumori con l’esterno. Merita una visita anche il museo interattivo e la libreria della musica, unica nel suo genere in tutto il golfo arabico.
Fermatevi quindi a un nuovo ristorante di cucina tipica omanita, Ramssa Restaurant, aperto recentemente da una donna. Merita una visita il National Museum per avere un bello spaccato della cultura e della storia locale, consigliato il primo giorno della visita per capire nel profondo la cultura locale. Saltato alle cronache come il primo museo che ha introdotto il braille in lingua arabica. Una breve occhiata al maestoso Al Alam Palace, la residenza ufficiale del sultano Haitham Bin Tariq, che racconta nei suoi marmi la storia omanita, a poca distanza dai due forti portoghesi Mirani and Jalali. Altro indirizzo per la cena, decisamente sulla bocca dei giovani local, è Brezza, (www.jumeirah.com/en/stay/oman/jumeirah-muscat-bay/dining/brezza) ristorante italiano dello chef Claudio Dieli, all’interno del nuovo hotel Jumeirah Muscat Bay, dove consigliamo anche di fermarsi per un aperitivo nelle pools con vista sulla spiaggia e sulle rocce evocative scolpite nel vento che si trovano in questa baia. Se desiderate tuffarvi nel vero lusso omanita la scelta non può cadere sul sontuoso The Chedi, con la sua gigantesca lobby in stile tenda beduina, combina influenze asiatiche e mediorientali e si può nuotare nella piscina più lunga del Golfo. Una gigantesca spa vi può regalare un vero massaggio asiatico e poi potrete rilassarvi in una stanza magica, che guarda alle onde del mare che si infrangono sulla costa: così gli omaniti apprezzano il mare, in silenzio, osservandolo da lontano. Una meditazione che noi orientali dovremo imparare a mettere in pratica, l’abbandono. (www.ghmhotels.com/en/muscat/)
A neanche mezz’ora di barca dal centro della Capitale si può approdare alle Damaniyat Islands, le Maldive del Golfo: otto isole immerse in una riserva naturale (non si può infatti dormire ma solo sostare). Il consiglio è vedere le isole dopo prima o poco dopo del periodo in cui è interdetto lo scuba diving, da luglio a ottobre, ovvero quando oltre 20 mila tartarughe marine approdano sulle isole per depositare le preziose uova sulla spiaggia. Lo spettacolo nei giorni precedenti è unico.
Aflay e castelli: tappe imperdibili
Lasciate Muscat per immergervi nell’Oman più rurale e per capire al primo sguardo il raffinato intreccio degli aflay, un sistema sotterraneo di convoglio delle acque che, al momento opportuno scorre nelle città e nei più importanti centri per portare, nel passato, il bene più prezioso del Paese, l’acqua. E al di sopra di canali che fanno impallidire i più moderni sistemi di ingenieria, una rete di castelli di fango e paglia raccontano i fasti di epoche passate. Partite da Jabreen Castle, datato 1670, dimora dell’Imam Bil Arab bin Sultan Al Y`aribi, riferimento del potere temporale e religioso del tempo e ricordato anche come colui che riuscì, per il periodo del suo regno, a spostare qui la capitale del Paese dalla potente Nizwa. Un tuffo nel medioevo omanita tra soffitti riccamente decorati, cuscini e tappeti d’epoca, madoos sfarzosi (le tipiche panche che contenevano gioielli e oggetti preziosi) e una stanza dedicata ai datteri, uno dei sostentamenti principali dell’epoca. Misfah è un colpo d’occhio tra le montagne: un villaggio tradizionale di montagna incastonato su un ripido pendio, circondato da file di palme che si incerspicano come fosse edera tra le rocce. Case di mattoni di fango accessibili attraverso scalini e un ponte tibetano che supera la gola, scorci di bambini giocosi, vestiti con abiti colorati e adulti vestiti dalle lunghe vesti bianche, qui talvolta nere, dato che il sole è forte ma l’aria rarefatta e più fresca. Tornate alla civiltà e scoprite la bellezza degli aflaj (singolare: falaj), antichi sistemi di irrigazione tipici dell’Oman e di altre regioni aride del Medio Oriente ma che hanno la genialità degli acquedotti romani. Questi sistemi, che risalgono a migliaia di anni fa, sono utilizzati per trasportare l’acqua dalle falde acquifere sotterranee o sorgenti naturali fino ai campi agricoli e a tutte le maggiori cittadine che diventavano così delle splendide oasi. Peculiare pensare che migliaia di anni fa, nel mezzo del deserto, i bambini giocavano con le docce correnti, le vasche d’acqua e le donne si lavavano i meravigliosi capelli dentro grandi vasche, che spesso entravano nelle singole case.
La montagna verde e la fioritura delle rose
La montagna verde e la fioritura delle rose
Arrivando a Jebel Akhdar, il viaggio diventa subito un’esperienza altra, sublime, eterea: si apprezza una delle montagne più alta di tutti i Paesi arabi, ma anche delle più maestoso; la “Montagna Verde” offre dei paesaggi spettacolari. Durante la primavera il profumo delle rose di Damasco arriva ogni dove ed è suggestivo il trekking tra villaggi che vivono di bellezza e di profumi: abbarbicati su queste montagne ognuno dei suoi abitanti è a conoscenza di come si distillano le pregiate rose, il cui nome eccheggia dalla notte dei tempi per qualità e pregio. Il luogo più suggestivo dove vedere il tramonto e l’alba è l’Anantara Al Jabal Al Akhdar (www.anantara.com) che detiene la palma di hotel più alto del Medio Oriente, che con la sua piscina a sfioro offre un’esperienza di lusso incomparabile. Da qui partite per Suwgra, un villaggio nel mezzo del nulla, i cui primi insediamenti risalgono a 5000 anni fa. Le valigie vengono spedite in mezzo alle gole, perché è troppo complicato il percorso di sali scendi per portarle: ma è questa la bellezza di questa perla abbarbicata tra le montagne. Sulla strada troverete tanti commercianti e qui si compra molto bene,soprattutto il prezioso incenso, ma si possono gustare i tre tipi di banana tipici omaniti, e le ben oltre 22 varietà di mango e il centinaio di tipi di datteri, che rendono l’Oman il secondo maggior produttore dopo l’Arabia Saudita. Il pregiato mango allo zafferano è il più rinomato del Paese.
Per maggiori informazioni: experienceoman.om