Buchinger Wilhelmi, il digiuno come stile di vita
Dieci giorni alla clinica Buchinger Wilhelmi sul lago di Costanza per un reset totale di corpo e spirito. E tanti chili persi
di Elena Barassi
Un complesso di eleganti ville, al cui interno si trovano le stanze contemporanee, il salone disegnato da Matteo Thun pieno di libri, la palestra e gli studi medici, sparse in un giardino mediterraneo vista lago. E’ qui ad Überlingen, sul lago di Costanza, nella regione tedesca del Bodensee, che Otto Buchinger fondò nel 1953 la prima clinica tutta votata al digiuno terapeutico medico (una seconda struttura è stata costruita a Marbella nel 1973), dopo essere guarito da una grave poliartrite reumatoide, nutrendosi per 19 giorni solo di tè ed acqua. Clinica, hotel 5 stelle o paradiso olistico, qui ci si spoglia di ogni fronzolo. Un accappatoio, una tuta calda per le sessioni di trekking, una più leggera per lo yoga, la meditazione, il training autogeno e lo stretching e, accompagnati da medici ed infermieri, si percorrono i 10 giorni di soggiorno, di cui 6 di digiuno, i primi 2 di accompagnamento verso il digiuno e gli ultimi in cui vengono reintrodotti gli alimenti solidi. 6 giorni scanditi da un tè con miele la mattina e per pranzo e cena a scelta un succo o un brodo vegetale. E acqua e tisane a volontà. Una vera retreat medica che ospita persone provenienti da tutto il mondo, con uno staff di 11 medici che accompagna e guida in un percorso di benessere il cui fondamento è proprio il digiuno. La perdita di peso è senza dubbio l’aspetto fondamentale – si arriva a perdere anche 6kg – ma il successo deriva anche da un ringiovanimento mentale e fisico degli ospiti, oltre che dall’abbassamento della pressione e della glicemia e, in generale, da una nuova consapevolezza del proprio sé. E proprio per questi traguardi che ci sono i devoti che alla fine dei 10 giorni si assicurano di avere la propria stanza il prossimo anno, ma pure gente che decide di prolungare anche per 28 giorni la formula. Il consiglio dei medici è di venirci da soli perché il programma sia ancora più efficace e si entri in una modalità più conscia. Una routine quotidiana – controllo dell’infermeria alle 7, tè con miele in camera alle 7,30, lezioni di ginnastica o nuotate nella piscina esterna riscaldata, brodo vegetale alle 11, impacco caldo al fegato a mezzogiorno, brodo vegetale alle 18 – che a poco a poco avvolge il cliente in una sorta di cocoon in cui diventa imprescindibile iniziare a riflettere sulla propria vita. E qui c’è pure l’opportunità di prenotare sessioni di psicoterapia, life coaching, health coaching, art therapy o terapie del respiro. C’è pure un parrucchiere, una nutrizionista, dietista, radiologo – mi hanno fatto una eco alla tiroide in 10 minuti – oltre a numerose sale trattamenti, dove gli ospiti possono prenotare trattamenti osteopatici, massaggi shiatzu, rituali come riflessologia, Chi nei Tsang, terapia QI, neuroterapia e fisioterapia. Il concetto di digiuno terapeutico risale a tanti secoli fa e proprio Otto Buchinger dedicò il resto della sua vita allo sviluppo della sua cura del digiuno. In pratica il corpo, senza cibo, inizia ad attaccare le proprie riserve di grasso, stimolando l’autofagia e gli enzimi disintossicanti, con conseguente profonda pulizia delle cellule e dei tessuti. Allo stesso tempo, il digiuno riduce tutti i processi infiammatori, allevia il dolore e migliora la mobilità. Oggi, alla quarta generazione, la clinica tedesca è gestita da Léonard Wilhelmi, membro della famiglia e direttore della stessa, mentre Françoise Wilhelmi de Toledo, che conobbe la clinica a vent’anni e non se ne andò più via, è direttrice scientifica del Buchinger Wilhelmi a Überlingen e Marbella, e responsabile del programma medico e della documentazione scientifica del digiuno. Che ha proprio dimostrato che il digiuno terapeutico di Buchinger riduce lo stress ossidativo, rallentando quindi i processi di invecchiamento e riducendo così il rischio di malattie cardiache, demenza e altre condizioni croniche.