A lezione di francese da Tarantino
Se dovessi pensare a qualche cosa di specificatamente letterario nel cinema, non mi verrebbe mai in mente Luchino Visconti e il suo Gattopardo. Così come non penserei all’ultimo John Huston, quello del suo capolavoro-testamento: The dead (tratto da un racconto di Joyce). Penserei invece alla forza dei dialoghi o dei monologhi dei film di Quentin Tarantino. In quei dialoghi (penso soprattutto al capolavoro Pulp fiction, ma anche all’ultimo Django uncheined), c’è la voluttà della facondia che, da sola, è capace di colorare con nettezza i tratti salienti dei personaggi. Insomma, personaggi che si conoscono e riconoscono per le cose che dicono e per come svolgono il loro discorso. Personaggi, nel caso del cinema di Tarantino, al limite dell’improbabile, proprio come in un capolavoro letterario che si rispetti.
Improbabile e quindi molto romanzesco risulta essere, tra gli altri, il cacciatore di taglie King Schulz (Christoph Waltz). Un austriaco che, nel film Django uncheined, se ne va in giro per il West a caccia di fuorilegge. Tra questo “straniero” dagli occhi di ghiaccio e il “negriero” Calvin J. Candie (Leonardo Di Caprio) è subito disputa. E’ subito gara a chi riesce ad ammaliare l’altro con le parole e con i ragionamenti.
Perderanno entrambi, pagando con la vita. Pocoprima del duello finale, però, ecco la citazione che spiazza non certo il lettore forte, ma il giovane liceale sì. Il possidente e negriero senza scrupoli vince la noia organizzando incontri all’ultimo sangue tra i suoi “mandingo”. Uno di questi, che si rifiuta di combattere, viene deliberatamente fatto sbranare dai cani davanti a tutti. E il suo nome è D’Artagnan. Proprio prima di colpire il negriero a morte, per vendicare quell’atrocità gratuita, l’europeo dagli occhi di ghiaccio sfoggia la sua superiorità culturale e lo ridicolizza. “Ma voi lo sapete chi è D’Artagnan? E chi era l’autore dei Tre moschettieri? Se lo sapeste forse avreste scelto un nome diverso per il vostro negro”.
Il riferimento è proprio a quell’Alexandre Dumas (padre) che aveva una nonna di colore e una mamma mulatta, finendo per nascere anch’egli con i capelli crespi e la pelle leggermente bronzée.
Più di tante storie letterarie, più di tante lezioni di storia francese, è una brevissima scena in un grande film a incidere nella mente dei ragazzi un passaggio fondamentale della vita e dell’opera di uno scrittore.
Qualcuno di questi giovani ammiratori del cinema di Tarantino magari uscirà dal cinema con la curiosità di rileggersi I tre moschettieri o, ancor meglio, approfondire la storia del suo autore che pur essendo quello che oggi verrebbe considerato un volgarissimo autore di consumo, può vantare (dal 2002) la tumulazione nientemeno che nel Panthéon parigino.