Così il web ha “ucciso” i classici
Difficile rendersene conto. Con tutte le emergenze nelle quali siamo ingolfati, sicuramente non ci siamo accorti che i classici stanno “morendo”. A cancellare dalla nostra memoria collettiva i grandi titoli della letteratura sicuramente non è la sciatteria della produzione editoriale. E sicuramente non è colpa degli insegnanti, appassionati difensori della nostra tradizione culturale. La colpa è di Wikipedia.
Inutile girarci intorno. Internet sta uccidendo i classici, li sta archiviando in quegli scaffali della nostra memoria collettiva che nessuno vuole più spolverare. E questo proprio mettendoli in vetrina e quindi in bella mostra.
Proverò a spiegare quello che ho appena scoperto. Vale a dire come è successo che i classici non vengono più letti dai giovani che dovrebbero essere coloro che formano la loro coscienza e che rafforzano la nostra identità collettiva leggendo e assimilando la lezione dei classici.
E per spiegare le ragioni di questo allarme bisogna portare l’attenzione su un fatto sufficientemente insolito. Che accade nelle nostre scuole. Gli insegnanti, soprattutto delle scuole medie superiori, evitano di usare i classici come “testi” sui quali i ragazzi sono chiamati a forgiare la propria capacità di analisi e di sintesi. Spesso (ma ormai è quasi la norma) vengono dati in lettura ai nostri giovani titoli poco conosciuti. Di autori sicuramente validi ma contemporanei e spesso pubblicati da piccole (se non piccolissime) case editrici. Anche a me è capitato di vedere la lista dei libri di mio figlio e stupirmi. “Perché non danno in lettura Stevenson, Dickens o Dumas?” Mi chiedevo. “Perché questi sconosciuti quando c’è una disponibilità praticamente infinita di classici che offrono garanzie praticamente granitiche?”
Poi ho capito. Me l’hanno dovuto spiegare perché nella mia vergognosa ingenuità non ci ero arrivato da solo. I classici a scuola non hanno più diritto di asilo. Colpa di Wikipedia. O, in generale, colpa dei motori di ricerca e di internet. Perché lo studente pigro troverà sempre sul web una sintesi del classico che dovrebbe leggere. E gli insegnanti – col tempo – l’hanno capito. Ecco perché hanno iniziato ad affidare in lettura ai ragazzi titoli “minori”, magari di autori minori e contemporanei. La poca fama e la scarsa eco su giornali e nel dibattito dei critici letterari rendono questi testi poco appetibili per chi confeziona le sinossi e le sintesi da affidare al mare del web.
Chi – a differenza mia – le scuole le frequenta quotidianamente mi ha anche detto che sul web si possono trovare indirizzi e “motori” che selezionano sinossi di libri divisi addirittura per difficoltà e per anno scolastico. Basta selezionare la voce che si cerca (per esempio: “scheda libro prima media”, “riassunto libro primo liceo” e così via) e si trova tutto quello che si vuole.
I professori hanno mangiato la foglia e hanno trovato una soluzione. Però a rimetterci sono proprio i classici: vengono raramente dati in lettura ai ragazzi. Troppo facile per questi ultimi trovare sul web schede e sintesi da copiare evitando iil fastidio di leggere i romanzi. Inutile ormai dire a questi giovani: “non sapete cosa vi perdete”.
Ovviamente prendersela con i professori non ha senso. Loro fanno il possibile per spingere i ragazzi a leggere. E si inventano ogni diavoleria pur di non consentire ai ragazzi di copiare dal web. La questione, dunque, resta aperta. Come si fa a far leggere i classici ai nostri ragazzi? Come invogliarli a prendere in mano libri dei quali sul web si trova ogni sorta di sintesi, analisi, sinossi e schede?
Se le nuove generazioni perdono il gusto di leggere i capolavori di Flaubert, Manzoni, Dostoevskij e Tolstoj cosa ne sarà della loro intelligenza e della loro sensibilità? Forse è meglio mettersi tutti intorno a un tavolo e pensare qualche soluzione. Altrimenti fra qualche anno anche le case editrici non avranno più la possibilità di irrobustire il “catalogo” e i titoli saranno sempre e solamente nuovi e non ci sarà più un dialogo fruttifero con il passato.