Cinque ottimi motivi per andare a Buenos Aires
Tutti a scuola di tango
Provate a parlare di tango a un abitante di Buenos Aires. Provate a parlare di tango, di Gardel, del Café Tortoni dove il grande cantante si esibiva, fra riccioli Liberty e tavoli in mogano. Provate a parlare di abiti neri, di scarpe tacco dieci, del bandoneon che vibra più dolce di una fisarmonica, della seduzione di due corpi che danzano insieme senza mai staccarsi nella penombra di una milonga. Ecco, questo per me è il primo valido motivo per volare nella capitale argentina: imparare a ballare il tango e vivere l’atmosfera della movida porteña. Per sapere dove sono le scuole non servono vetrine, bastano gli annunci sui giornali: dall’Escuela Argentina de Tango al Centro Cultural Borges, al Dni, fino ai numerosi locali raccolti attorno avenida Corrientes, la via dei teatri tagliata in due dall’obelisco sul vialone 9 de Julio, gli Champs-Elisées locali. Dove si affaccia il teatro Colón, il più importante della città. Dove ha debuttato Arturo Toscanini prima di dirigere La Scala di Milano.
Il fascino dello shopping a Palermo
Lontano dalle milonghe c’è una città che sorprende. Palermo Hollywood è il quartiere degli studios televisivi e delle produzioni cinematografiche a nord della ferrovia. Da lì a piedi si arriva a Palermo Soho, il cuore hipster della città con le case color pastello, i music bar, le boutique degli stilisti. A Palermo Soho non si parla di tango: si parla di cultura e di estetica. Da Arte Ètnico Argentino promuovono l’artigianato di qualità, mobili, coperte, tappeti. Da La Pasionaria le idee prendono forma nella casa in mattoni che Pancho Salomón ha trasformato in negozio: collezioni di lampade, mobili, bambole… “Vendo solo quello che piace a me”, racconta. Snob, ma funziona.
Due quartieri icona: San Telmo e La Boca
San Telmo è un incanto, con le case d’epoca, i negozi di antiquariato e il più bel mercato che abbia mai visto. Si svolge la domenica ed è uno spaccato di mondo, dove i venditori indossano (spesso) costumi d’epoca, in perfetta attinenza con gli oggetti di bric-à-brac esposti sulle bancarelle. Da non perdere assolutamente. La Boca, con le baracche in lamiera colorata dei primi emigranti dall’Europa che oggi sono diventate un’attrattiva per turisti, ha il suo punto di maggiore attrattiva nel Caminito, la via-simbolo di tutta l’area. Per gli appassionati di calcio imperdibile la Bombonera, lo stadio dove ha debuttato Maradona, mentre a cena consiglio El Obrero, un ristorante che piace molto alla Buenos Aires alternativa. È una vecchia trattoria tappezzata di foto ingiallite del calciatore nazionale, ma l’atmosfera è autentica e la carne (parilla, alla griglia) buonissima. Ci hanno cenato anche celebrità come Bono e Wim Wenders.
A spasso nella cultura (e nella tradizione)
Argentine (e sudamericane) sono anche le opere del Malba, il più bel museo cittadino, con quadri e sculture dell’America latina dal 1920 ad oggi. Poco oltre, Parque Tres de Febrero annuncia un altro quartiere alla moda: la Cañitas, ristoranti di parilla e sushi, adiacenti al campo da polo. Altra grande passione, quella degli argentini per stecche e cavalli. Come non si può parlare di tango senza essere stati in una milonga porteña, così non si può dire di aver visto il polo senza aver assistito a un match del campionato nazionale a Buenos Aires. Zoccoli sull’erba invece del ticchettio dei tacchi a spillo sul parquet. Ma per qualcuno anche questa è musica.
In fuga verso l’estate
L’ultima ragione per andare nella capitale argentina è puramente personale: lì adesso è piena estate, la colonnina di mercurio supera i 30 °C e chi come la sottoscritta ha un cattivo rapporto con l’inverno non può che consigliare una fuga al caldo. Per qualcuno sono i Caraibi, per me, invece, è Buenos Aires.
Info: www.turismo.gov.ar
Elena Luraghi @elena.luraghi