Rotta sulla Sicilia a bordo di un veliero
Il ritmo lento della navigazione a vela a bordo di un lussuoso brigantino con cui scoprire le bellezze della Sicilia
di Elena Barassi
Da lontano, le linee eleganti del veliero a tre alberi, che ondeggia tra le onde mentre i bastioni cinquecenteschi color dell’ocra di La Valletta si stagliano alle sue spalle, hanno qualcosa di magico e romantico che ricorda un’epoca passata. E’ quasi il tramonto quando 27 uomini imbragati iniziano a muoversi con l’abilità di un acrobata, unendo forza, equilibrio e flessibilità, su scale di corda annodate, dispiegando metri e metri di vele che si gonfiano al vento. Il Sea Cloud II, con le 23 vele issate agli alberi, è pronto a fare rotta sulla Sicilia. Varato nel 2001, il brigantino è un omaggio al Sea Cloud, l’iconico regalo che il broker di Wall Street Edward Francis Hutton donò alla moglie Marjorie Merriweather Post nel 1931. Fu Marjorie a rendere il più grande yacht a vela privato del mondo, con otto cabine e 60 membri dell’equipaggio e che ospitava reali e presidenti, un piccolo mondo di lusso galleggiante con rubinetti dorati a forma di cigno e oggetti d’antiquariato francese. Prestato alla Marina degli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale, venduta poi ad un dittatore caraibico, il cui figlio playboy si divertì ad animare il veliero con party, fiumi di champagne e star di Hollywood, fu in seguito acquistato dagli attuali proprietari ed è oggi di nuovo negli oceani del mondo. Con un’eredità cosi gloriosa, il Sea Cloud II incarna in toto l’età d’oro della vela e, mentre le vele si gonfiano alla brezza e tutt’intorno è silenzio e calma, si viene trasportati in una raffinata epoca passata. 47 cabine soltanto dove letti a baldacchino, arredi d’epoca, vasche da bagno in marmo, caminetti e grandi finestre ad arco ispirano al relax. Postazione privilegiata per sorseggiare un caffè all’alba, osservando il veliero, completamente manovrato a mano, che piano piano raggiunge la terraferma, al ponte lido si legge un libro accoccolati su comode sdraio, si attende la golden hour con il sottofondo delle note di un pianoforte e si osservano i delfini che danzano tutt’intorno. Luogo più da meditazione, la biblioteca, con libri di nautica e gli arredi d’epoca, è un invito a fantasticare sul libro Fifty Places to Sail Before You Die, ma lo spettacolo dell’equipaggio che sale sulle sartie, scalando i 3 alberi in una perfetta sincronia fino a raggiungere il punto più alto dell’albero maestro, è senza dubbio stupefacente dal Sun deck, dove, in navigazione, ci si abbandona ai raggi del sole. La vita a bordo è scandita da deliziosi afternoon tea, aperitivi al tramonto a base di champagne, affascinanti relazioni tenute da storici esperti sui luoghi che si visiteranno durante il viaggio ma pure da quell’intenso e languido dolce far niente e da chiacchiere con gli altri ospiti sulle varie esperienze e destinazioni da raggiungere su un veliero.
Alla scoperta della Sicilia
Mai banali, le escursioni, in piccoli gruppi, hanno sempre una connessione profonda col territorio, con la cultura e pure con le delizie enogastronomiche. A Trapani, il primo porto raggiunto dopo aver salpato da Malta, si può scegliere di godersi la giornata nelle acque limpide di Favignana, ma pure di scoprire Erice, che arroccato sul monte San Giuliano sembra proteggere dall’alto la città di Trapani o, in alternativa di scoprire le cantine storiche di un’eccellenza della Sicilia, il marsala. L’arrivo nella vivace Palermo, forgiata da arabi, svevi e normanni, è un risvegliarsi da un appagante languore. Percorrendo le strade su cui si affacciano edifici art nouveau, barocchi e pure gotici è tutto un chiacchiericcio musicale, mentre nell’aria è un’esplosione di profumo di panelle e sfincioni. Dopo aver visitato la Cappella Palatina, dove mosaici bizantini fanno da contralto a rarissime pitture islamiche, la Cattedrale, il monumentale complesso architettonico in cui osservare la facciata del ‘500, la cupola tardo barocca e l’abside con decori arabo-normanni e il Teatro Massimo dal gusto neoclassico, si aprono le porte della dimora privata Palazzo Francavilla, affacciato proprio su piazza Verdi e il teatro Massimo. Ecco che emerge la bellezza di questa casa nobiliare, soprattutto nelle stanze ripensate alla fine dell’800 da Ernesto Basile, che all’epoca stava dirigendo i lavori di costruzione del Teatro Massimo. Una dopo l’altra si scoprono le stanze del Piano Nobile, dalla biblioteca Liberty, al giardino d’inverno, capolavoro di Giuseppe Enea, tra mobili Ducrot, lettighe del Settecento e dell’Ottocento, pregiati arredi, opere del Patania, ceramiche di Capodimonte, scenografici lampadari e pure un ascensore dell’epoca tuttora funzionante arredato con un divanetto interno disegnato dallo stesso architetto Basile. Veleggiando verso Lipari, la Meligunis (dolce, in greco) ci si sveglia all’alba per ammirare in tutta la sua magnificenza il vulcano di Stromboli che non dorme mai. Da lontano, la più grande delle isole Eolie sembra un quadro con i gozzi che ondeggiano nel mare, gli altipiani avvolti da macchia mediterranea e, al centro, il piccolo borgo di Marina Corta. Un dedalo di viuzze acciottolate, da cui si raggiunge la Rocca del Castello, cinta da possenti mura, il Belvedere Quattrocchi da cui lo sguardo si perde all’orizzonte per concludere con un tuffo alla Spiaggia Papesca, la superstar dei litorali di Lipari grazie al candido colore della sabbia dovuto alla presenza residua di pietra pomice. Si cammina tra la storia a Siracusa, la più grande città del mondo antico durante il suo massimo splendore. Di cui è testimone il Teatro greco situato all’interno del Parco Archeologico della Neapolis, tra i fianchi rocciosi del Colle Temenite. Ma è, senza dubbio l’isola di Ortigia, “u’scogghiu” come la chiamano i siracusani, che rapisce il cuore. All’ombra delle strette viuzze che svelano una perfetta fusione di epoche diverse, tra greca, bizantina, aragonese, rinascimentale e barocca, si raggiunge la Cattedrale, eretta su un tempio dorico dedicato alla dea Minerva, con la sensazione che quest’isola sia un mondò a sé, immerso in un’atmosfera sospesa. L’ultima tappa, Taormina, l’essenza più glamour della Sicilia, è il profumo di zagara e limoni, è l’Etna sullo sfondo che brontola e fuma senza sosta, è il Teatro Greco da cui l’affaccio sulla baia di Mazzarò, su quella dei Giardini di Naxos e lo stretto di Messina, è da contemplare in assoluto silenzio. L’arrivo a Malta è, come in tutti gli altri porti, acclamato da una folla di spettatori in contemplazione della sua silhouette così elegante, degli ottoni lucidi, dei ponti in teak, degli alti alberi, dalle vele accarezzate dalla brezza che subito riportano alla memoria tutto il romanticismo di un vero windjammer di un’epoca passata.