«La situazione è drammatica. Fino al 2020 il gas d’estate costava 4-5 euro/megawattora contro gli 85-86 euro di adesso. In questo periodo si accumulano le scorte per l’inverno e si prenota la capacità sotto terra per gli stoccaggi. Gli operatori, però, non stanno facendo nulla, nonostante le pressioni del governo, perché non è conveniente. Al momento, non c’è certezza che l’anno prossimo ci sia gas a sufficienza per tutti e  questo vuol dire razionamenti, cioè che in Italia ci sarà chi avrà le forniture e chi no». Matteo Ballarin, presidente di Europe Energy che opera con il marchio Withu sul mercato libero di gas ed elettricità, tratteggia nella nuova puntata di «Wall & Street Live» un quadro molto preoccupante della situazione degli approvvigionamenti energetici.

«Le aste stanno andando deserte», prosegue. «Vi è l’enorme rischio che a un certo punto ci obblighino a stoccare ma, così facendo, il costo del gas esploderebbe e porterebbe le bollette alle stelle e i costi di produzione ne risentirebbero doppiamente. In particolare, le industrie gas intensive come quelle di acciaio, chimica e laterizi che operano in contesti locali ma che devono avere una visione globale. Il gas costa tanto in Europa ma negli Usa ha prezzi normali e nel Far East sono leggermente aumentati. Questo significa che, a lungo andare, ci saranno rischi di sopravvivenza dell’industria europea», rimarca Ballarin.

 

Le previsioni del Centro studi di Confindustria e della Banca d’Italia indicano una contrazione del Pil del 2% per un biennio se vi fosse un blocco all’import di gas dalla Russia. «Se non arriva più gas, quel 2% è ottimistico. Non ci sarebbe gas per tutti, fisicamente», osserva. I prezzi alla produzione ad aprile sono aumentati del 35,2% su base annua, i margini si comprimono. Il sistema imprenditoriale è a rischio. «Noi operatori indipendenti del settore energia come Europe Energy per vendere ai clienti finali compriamo energia elettrica oggi e la consegniamo al cliente finale che la paga il mese successivo. In media abbiamo un’esposizione finanziaria di 45 giorni. Prima si comprava a 50 e si vendeva a 51, ora il prezzo è 300 e, se si vende a 301, l’esposizione è aumentata di sei volte a parità di utile. È strutturale la necessità di un supporto sia del regolatore che delle banche perché il cash flow tende a contrarsi. Gli indipendenti stanno saltando uno dopo l’altro. Chi è integrato verticalmente come Eni ed Enel registra grandi utili». Ecco perché, secondo Ballarin, «serve il cap sul prezzo di acquisto del gas: Draghi e Cingolani sono persone troppo intelligenti per affermare che 80 euro/megawattora sia un prezzo adatto a trovare nuovi fornitori; il cap dovrebbe attestarsi a 30-40 euro perché il prezzo normale dovrebbe essere inferiore a 20 euro». Secondo il presidente di Europe Energy, agire diversamente «vuol dire che qualcuno nasconde qualcosa». Analogamente, «bisogna trovare equilibrio nelle sanzioni verso la Russia perché paghiamo 20 volte il costo standard e, in pratica, ci facciamo prendere in giro da Putin».

Gian Maria De Francesco

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