Montagna per chi non scia
Cosa si fa in montagna, in inverno, senza gli sci ai piedi? Per scoprirlo, passatemi il termine, sono andata in Val Gardena: uno dei migliori comprensori bianchi delle Dolomiti, dove grazie al Dolomiti Superski gli addicted della discesa possono lanciarsi lungo 1220 km di piste suddivisi in 12 aree sciistiche, e cimentarsi in tracciati che hanno fatto la storia (come “La Longia”, la pista più lunga dell’Alto Adige). Chi invece, appunto, non scia, cerca le sue alternative. Passati i tempi in cui la montagna era solo impianti di risalita e discese sui pendii innevati, anelli da fondo e al limite poetiche – ma sempre attuali – passeggiate nel wild alpino, per ammirare i fiabeschi paesaggi invernali qui si può scegliere fra l’e-Fatbike con cena in baita, l’escursione guidata sotto il Sassolungo immergendosi nel magico e silenzioso mondo della montagna invernale fino all’Alpe di Siusi, le escursioni con le ciaspole e le passeggiate alla volta di chiese e centri artigianali dove la cultura ladina custodisce gelosamente tutte le sue tradizioni. Da Ortisei a Santa Cristina Valgardena, fino al paese più alto, Selva di Val Gardena, intagliatori del legno e scultori sono una valida alternativa al solito shopping griffato che impera in tutte le località di montagna.
A Selva di Val Gardena, a pochi minuti dagli impianti di risalita ci sono i musher con i loro husky impazienti di lanciarsi in lunghe corse sulla neve. La vera esperienza però è trascorrere una giornata in compagnia di Roman Runggaldier, la guida faunistica (ma anche intagliatore del legno) che ti racconta di recenti avvistamenti di lupi e sa tutto quello che serve sulle impronte: di chi sono, scoiattoli, faine, stambecchi, lepri oppure volpi, e quanto sono fresche. In sua compagnia cammini lungo i sentieri abbracciati da imponenti pareti di roccia rosa, sfiorando le artistiche cappelle della Via Crucis e qualche maso solitario. Entri nei boschi, riemergi in pianori coperti di neve, contempli il panorama. Attorno il silenzio è totale, ma Roman è un chiacchierone e vuole raccontarti tutto delle sue montagne, così a fine giornata riconosci al volo i nomi delle cime e sfoderi una conoscenza da vero appassionato: storie di animali e di uomini, aneddoti, detti di saggezza popolare… “Non cadere nell’acqua”, per esempio, non si riferisce al rischio di scivolare in un ruscello, ma al fatto che ti stai cacciando in qualche guaio. L’opposto, è “Vai via come il Papa”, oltretutto quella del pontefice è una della figure più popolari fra gli scultori di arte sacra insieme ad aquile, fiori, frutti, bassorilievi, statuine dei mestieri alpini. Lo showroom di Demetz Patrick a Santa Cristina, dove lavora anche Roman, è il più grande e attrezzato della valle.
Gli altri must dell’inverno si sperimentano al caldo, fra i tepori di una Spa e i piaceri della tavola, entrambi elementi imprescindibili e, non a caso, sempre più presenti negli alberghi di montagna. Nella parte alta di Selva, l’Hotel Tyrol offre anche un altro tipo di “calore”, quello di un’ospitalità cordiale e sincera, di quelle che ti fanno sentire subito a casa. Cinquanta camere che profumano di legno, salottini d’antan arredati con oggetti della memoria, una Spa dove il massaggio sportivo, richiestissimo dagli sciatori, si abbina a proposte legate al genius loci come il trattamento al fieno: qui si chiama Kraxenofen e comincia con un bagno vapore concentrato alle erbe alpine (una trentina, raccolte fra metà giugno e metà luglio, nel periodo di massima fioritura) per poi terminare con un massaggio sul lettino, sempre di fieno. Per l’esperienza gastronomica Bibiana Dirler e Maurizio Micheli, i proprietari della struttura, hanno attinto alle rispettive origini (ladina lei, di Orbetello lui), puntando a risultati di vera eccellenza. A dirigere la brigata di cucina hanno chiamato Alessandro Martellini, giovane e talentuoso chef toscano cresciuto accanto a cuochi stellati come Antonio Guida, Stefano Baiocco e il piemontese Enrico Crippa. Con l’aiuto di Marika Rossi, sommelier veneta con anni di gavetta nei migliori ristoranti londinesi, allestiscono serate dove i confini regionali si inchinano alla grandeur dell’esperienza extra-territoriale. Qualche esempio? Le cene tartufo e barolo, la degustazione di pinot nero con la blasonata etichetta Franz Haas, oppure quella di champagne senza veli nella cantina dell’hotel, in un confronto aperto fra le principali maison produttrici.
@elenaluraghi