testo e foto di Elena Pizzetti

 

 

Da un momento all’altro potrebbe comparire all’orizzonte il Jolly Roger (la bandiera con un teschio sopra due sciabole) del pirata Calico Jack (al secolo Jack Rackham), issato sul suo slope dove, anche se mimetizzate da fogge maschili, si stagliano le silouhette delle piratesse Anne Bonny e Mary Read. Seppur trascorsi tre secoli dalla cosiddetta “Repubblica dei Pirati” delle Bahamas (l’epoca d’oro della pirateria durò dal 1640 al 1720), Calico Jack e la sua ciurma riconoscerebbero immediatamente Gold Rock Beach, l’infinita spiaggia a sud di Grand Bahama che è stata scenario di alcune scene, non a caso, del secondo e terzo film “Pirata dei Caraibi” e che durante la bassa marea si veste di lucide ondulazioni di sabbia bagnata dove si specchia il cielo.

Gold Rock Beach, la spiaggia dei pirati

 

Tra leggenda e realtà

Il mito della pirateria aleggia ancora nell’arcipelago delle Bahamas, 16 isole abitate e centinaia e centinaia di cays, piccoli  isolotti, sospesi su acque di rara limpidezza. Tessere di un mosaico da sogno. Chiamate un tempo, con le altre isole caraibiche, Indie Occidentali, si dice, nascondano nel sottosuolo e sul fondo del mare ancora molti tesori. E la natura continua a esserne lo scenario formidabile: acque oceaniche cristalline che virano al turchese e alla trasparenza dell’acqua marina lambiscono chilometri di spiagge libere da ombrelloni e da altre invasive tracce umane. A fare da corona sono i pini caraibici o, come a Gold Rock Beach di Grand Bahama, le mangrovie, così estese da formare un mare verde percorribile a piedi lungo passerelle di legno o in kayak tra i canali.

Le mangrovie del Lucayan National Park

Un delicato ecosistema che fa parte, come la barriera corallina e Gold Rock Beach, del Lucayan National Park, istituito con grande lungimiranza nel 1977 dal Bahamas National Trust (nato nel lontano 1959 per tutelare la preziosa biodiversità dell’arcipelago), fiore all’occhiello tra i tre parchi dell’isola. Nei 16 ettari di boschi decidui e pini dei Caraibi, si trova uno dei più lunghi e complessi sistemi di grotte marine al mondo, con oltre nove chilometri di cavità carsiche sommerse bagnate da acqua dolce e acqua di mare e due grotte visitabili. Qui sono state trovate testimonianze dell’antica popolazione dei Lucaiani, schiavizzati, deportati dagli spagnoli e poi estinti (la prima isola delle Americhe toccata da Cristoforo Colombo fu proprio alle Bahamas, San Salvador). Ne ripercorre la triste vicenda il Museo Marittimo al Port Lucaya Marketplace di Freeport, che espone anche gli scintillanti gioielli rinvenuti nel galeone spagnolo naufragato il 4 gennaio 1656, Nostra Signora delle Meraviglie. Tra i più preziosi alcuni oggetti dell’equipaggio:  un ciondolo con la croce dei Cavalieri dell’Ordine di Santiago tempestato di smeraldi e gigantesche catene in filigrana d’oro. Un carico davvero eccezionale perché comprendeva anche il tesoro recuperato da un’altra nave affondata due anni prima. Ed ecco che la storia si ammanta di leggenda perché uno stratagemma piratesco era proprio quello di far sì che i galeoni si incagliassero tra le barriere e,  proprio per questo, Grand Bahama, Grand Bajamar la chiamavano gli spagnoli per via dei suoi bassi fondali,  era molto amata dai pirati per le loro scorribande.

Grand Bahama, Sandy Cay

 

Spiagge ed escursioni: l’incanto del mare

Isola più a nord dell’arcipelago e seconda più popolosa con circa 50.000 abitanti, Grand Bahama è una striscia sottile di 157 km di lunghezza e meno di 30 di larghezza che galleggia nel blu dell’Oceano a solo a 316 km dalla Florida.  44 spiagge di sabbia impalpabile, acque limpide e accoglienti, fondali colorati, foreste di pini caraibici dove purtroppo sono ancora evidenti i segni lasciati dall’uragano Dorian, verdi giardini, resort molto discreti e assoluta tranquillità: quest’isola è una meta fuori dalle grandi rotte turistiche caraibiche, con il vantaggio di essere collegata durante l’estate direttamente all’Italia grazie a un volo diretto operato da Neos con Milano Malpensa.

Grand Bahama, Fortuna Beach

Le spiagge più belle sono a sud come Fortuna Beach: oltre 5 chilometri di sabbia impalpabile dove si affaccia un solo villaggio, il Bravo Viva Fortuna Beach in bianco stile coloniale, con spa e piscina, adagiato su prati verdissimi. Per il resto, camminando lungo l’infinita spiaggia (particolarmente suggestiva all’alba), si intravedono solo eleganti ville milionarie in stile Hampton e, all’estremità orientale, dove le iridescenze dell’oceano sono madreperlacee, il ristorante/bar Banana Bay che offre piatti di pesce e insalate freschissime, cocktail e succhi tropicali (attenzione chiude alle 17).

A 15 minuti di barca con il Bravo Viva Fortuna Beach Diving, centro subacqueo Padi a 5 stelle, si raggiunge Rainbow Reef per uno snorkeling tra pesci tropicali e praterie di gorgonie colorate. Il diving organizza anche attività di shark dive per avere un incontro ravvicinato molto rispettoso e sicuro con gli squali di barriera o avvistare lo squalo tigre a Tiger Beach, un’area di mare a tre ore di barca.

Grand Bahama, Sandy Cay

Altri grandi protagonisti di queste acque sono le razze. A 20 minuti di barca da Old Bahama Bay, a West End, si raggiunge un fazzoletto di paradiso: Sandy Cay, piccolo isolotto verde disseminato di grandi conchiglie di conch (lo strombo) e scultorei legni flottant, regno delle razze che sembrano indubbiamente riconoscere Keith G. Cooper, guida ecologica e ideatore di esclusive escursioni in loco. Dopo aver fatto un tuffo dalla barca in prossimità di un relitto, una volta rientrati all’Old Bahama Bay Resort & Yacht Club, si può bere un cocktail bahamiano (come il Bahamas Mama, a base di rum invecchiato e succhi di ananas e arancia o lo Yellow Bird, con rum bianco e succo di limone), una birra locale (la Sands è prodotta a Freeport mentre la Kalik a Nassau) e pranzare di fronte a una spiaggia che sembra dipinta tanto è bella al Teaser’s Restaurant  & Bar.

Altra esperienza da non perdere è fare snorkeling tra una miriade di pesci nei “blue hole”, cerchi di intenso blu sovrastanti cavità calcaree non lontani dalla costa. L’intero arcipelago è costituito per gran arte dai Bahamian Banks: piattaforme di carbonato sommerse alle quali si devono le profondità limitate.

Imperdibile anche l’escursione al Peterson Cay National Park, istituito già nel 1968, autentica meraviglia geologica: un piccolo isolotto a sud, riserva di uccelli marini (qui nidifica la sterna) circondato dalla barriera corallina, dove la laguna, non più profonda di 5 metri, presenta una incredibile varietà di pesci e coralli.

Spiagge da sogno a Grand Bahama

Una barriera da difendere

Se le Bahamas, nonostante la furia degli uragani, conservano angoli incontaminati (tanto che anni fa un’immagine delle loro acque scattata dalla Stazione Spaziale Internazionale ha vinto un contest della Nasa come miglior foto della Terra) è anche merito degli abitanti e del Governo che hanno da sempre a cuore la tutela dell’ecosistema. Ovunque si coglie la cura verso il verde pubblico e privato, le spiagge sono naturali e immacolate, i prati perfetti, per strada non c’è un pezzetto di plastica neppure a cercarlo. Natura incontaminata e ordine sono in armonico equilibrio.

Di fronte alla minaccia mondiale dello sbiancamento dei coralli (si stima che entro il 2020 ne sarà coinvolto il 98% dei coralli del pianeta) a Grand Bahama sono numerosi i progetti di ripristino e salvaguardia della barriera: “Una volta a settimana organizziamo un’escursione di reef restoring: i sub che partecipano non pagano l’immersione e si occupano con noi della pulizia dei coralli” spiega Michael Tadros, responsabile del Bravo Viva Fortuna Beach Diving, centro di eccellenza che collabora con il Perry Institute for Marine Science per questo progetto di tutela.

Coral Vita Farm

A Paradise Cove, porta di accesso per le meraviglie di Deadman’s reef, vicino a West End, sono state posizionate oltre 300 reef balls, strutture in calcestruzzo specifiche per ripristinare la vita dei coralli e della barriera. Ed è un autentico vivaio di coralli Coral Vita a Freeport, vincitore dell’Earthshot Prize nel 2021 dove, attraverso una ingegnosa tecnica di microfrazionamento, i coralli vengono allevati in vasche apposite con il risultato di crescere più veloci e resistenti per essere poi reintrodotti nelle barriere di appartenenza.  La coral restoration specialist Alannah Vellacott spiega con entusiasmo e chiarezza tutti i passaggi necessari oltre a fornire nozioni sulla vita della barriera e le sue creature.  Chiunque può fare un gesto concreto: sia i coralli di Paradise Cove sia di Coral Vita possono sono adottabili con una donazione attraverso i corrispettivi siti.

Non solo il reef: “Stiamo per piantare 100 mila mangrovie nell’area di East End distrutte dall’uragano Dorian – spiega Nuvolari Chotoosingh, manager per le Bahamas del Nord del Ministero del Turismo, Investimenti e Aviazione.  Preziosissime per l’ecosistema e la salvaguardia dalle inondazioni e dall’erosione.

Un modo sostenibile per esplorare l’isola è in sella a una biciletta elettrica con la guida e l’organizzazione di Coconutz Cruisers Motorized Tour. Le strade sono deserte (ma attenzione si guida a sinistra) e l’isola è pianeggiante e molto sicura.

 

People-to-Peolpe: Colette Williams accoglie nella sua casa

Stile bahamaiano

Le Bahamas non sarebbero il paradiso che sono senza i loro abitanti che riservano una accoglienza sorridente e calorosa, mai invasiva. “Incoraggiamo l’incontro tra i turisti e la popolazione e la conoscenza reciproca attraverso il programma culturale del ministero People-to-People” spiega Nuvolari Chotoosingh. “Chi desidera si candida ad ambassador per organizzare cene o momenti di incontro con i turisti che possono prenotare questa esperienza sul nostro sito (www.bahamas.com)”. A Grand Bahama un’ambassador affermata è Colette Williams, che organizza cene nella sua veranda dove propone piatti tradizionali: tè all’ibiscus e al fevergrass coltivati nel suo giardino, il conch  (grande molluschio) in pastella che, proposto in diverse versioni tra insalate e frittelle, è il piatto nazionale, macaroni cheese e cole slaw, insalata di cavolo cappuccio, solo per citarne alcuni.  In giardino coltiva banane, papaya, mango, basilico e molte altre piante che i bahamiani sanno usare in tisane e infusi come rimedi secondo saperi ancestrali.

Sherry Smith mentre prepara la conch salad

Un’altra protagonista della cucina locale è Sherry Smith, che ha iniziato molto giovane a preparare conch salad con il padre, nella versione tradizionale e tropical con l’aggiunta di mango e ananas. Sua è l’invenzione della pickled conch salad (il conch viene marinato nell’aceto) secondo una ricetta segreta che ha riscosso molto successo in tutto il Paese e di cui è l’unica depositaria. La si gusta freschissima nel suo chiosco vicino a West End affacciato al mare mentre, poco distante, da Eddie’s, si può assaggiare il miglior Gully Wash dell’isola: intrigante cocktail (chiamato Sky Juice a Nassau) a base di acqua di cocco, latte condensato e gin.

Il conch, grande molluschio, è il piatto nazionale cucinato in diversi modi

Il mercoledì va in scena il Fish Fry, momento di festa collettiva presente in tutte le isole delle Bahamas in giorni diversi a base di pesce fritto (il dentice), musica e tanto ballo. E sembra che quello di Grand Bahama allo Smith’s Point Fish Fry, un insieme di ristorantini adiacenti a Taino Beach, sia stato il primo dell’arcipelago, nato all’inizio per procacciare i fondi necessari a ricostruire la bella chiesa anglicana di St Jude e poi divenuto un appuntamento stabile. Assolutamente da provare per entrare nel mood bahamiano, rilassato ma frizzante, con tanto di istruttore di ballo in pista.

Per lo shopping si va al Lucayan Market Place di Freeport: linde casette dai colori pastello dove si trovano cappelli e borse in paglia, parei e collane di conch. Da assaggiare il cioccolato di Bootleg, cioccolateria artigianale, mentre per qualche oggetto in batik di Androsia si può andare a Freeport nel lussureggiante Garden of the Groves: oltre 10.000 specie di fiori (incluso il sambuco giallo, fiore nazionale) dove si posano le farfalle e piante, con piccoli negozi che vendono oggetti di artigianato, come le Bahamas Mamas bambole di paglia fatte a mano. Un tempo il parco era il giardino privato del finanziere americano Wallace Groves che, nel 1955, grazie a un accordo con il governo, ricevette un’area di 200 kmq con l’impegno di svilupparla economicamente e fondò Freeport creando un porto franco. Anche economicamente le Bahamas si discostano da molte altre isole caraibiche con un reddito medio superiore ai 1.000 dollari bahamaini (equivalenti a 1.000 dollari americani) e un livello di istruzione sempre più alto a cui la popolazione tiene molto.

Il lussureggiante The Garden of the Groves

 

 

Perché andare a Grand Bahama quest’estate

Oltre al clima estivo perfetto ci sono due ragioni particolari: le Bahamas quest’anno festeggiano i 50 anni di indipendenza dalla Gran Bretagna, proclamata nel 10 luglio 1973, con una serie di eventi durante tutta l’estate. Imperdibile il Goombay Summer Festival il 6,13,20 e 27 luglio sulla vivace Taino Beach con musica, cucina tipica, artigianato e i variopinti costumi del Junkanoo, il carnevale bahamiano che ha luogo d’inverno (durante le notti tra il 25 e il 26 dicembre e tra il 31 dicembre e il primo gennaio).

Il villaggio Viva Bravo Fortuna Beach

La raffinata piscina del Bravo Viva Fortuna Beach

La seconda ragione è che dal 22 giugno al 7 settembre il Bravo Viva Fortuna Beach, 274 camere e 4 ristoranti, affacciato sulla infinita e selvaggia spiaggia di Fortuna Beach, che d’estate ha animazione  e chef italiani, è raggiungibile con comodo volo diretto da Milano Malpensa operato da Neos una volta a settimana.  Solo 10 ore a bordo di un conofortevole Boeing 787 Dreamliner per arrivare freschi in paradiso. E con quotazioni ottime considerando l’esclusività della destinazione: una settimana in all inclusive con volo parte da 1884,63 euro.

 

La spiaggia  di Old Bahama Bay Resort & Yacht Club

 

 

Elena Pizzetti

credits foto: Elena Pizzetti

 

 

 

 

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