Leggere i classici fa bene, lo dicono gli scienziati
Adesso bisognerà trovare almeno un paio di formule che spieghino la stessa cosa ma con un linguaggio semplificato. Una nuova ricerca, condotta negli Stati Uniti, ha stabilito che leggere romanzi di qualità ci aiuta a capire meglio le emozioni altrui e quindi favorisce quelle capacità necessarie per instaurare relazioni sociali complesse. Sull’ultimo numero della rivista Science è uscito un resoconto dettagliato della ricerca, condotta alla New School for social Research di New York da un ricercatore italiano, Emanuele Castano. Le agenzie di stampa hanno quindi rilanciato in tutto il mondo la notizia che adesso si trova sui siti e sui giornali. Però quella rilanciata da Science è una non-notizia. Su questa convinzione si basano da sempre i lettori forti e gli insegnanti per trasmettere ai ragazzi il “piacere/dovere” di affrontare la lettura dei classici. Bisognerebbe semmai, ora che si ha anche la crisma scientifico sulla consapevolezza dell’utilità sociale di questa pratica solitaria, trovare il modo per spiegarlo ai giovani. Torniamo intanto ai risultati della ricerca. Quanto prodotto dall’istituto newyorkese invita a rimettere la lettura al centro dell’educazione dei giovani a partire dai programmi scolastici, soprattutto negli Usa dove il ruolo degli studi umanistici è molto dibattuto. I libri, però, non sono tutti uguali: la loro qualità è in grado di influenzare in modo diverso la nostra psiche. Per questo Castaldo e il suo assistente David Comer Kidd hanno scelto di usare nel loro studio tre tipi diversi di opere: romanzi di alta letteratura, selezionati fra i finalisti di rinomati premi letterari, romanzi più popolari, scelti fra i bestseller di Amazon, e opere che non rientrano nella narrativa. I due psicologi hanno chiesto a 86 volontari di leggere dei brani estratti dalle tre tipologie di opere, e in seguito li hanno sottoposti a una serie di test per valutare la loro capacità di capire gli stati mentali delle altre persone. In uno di questi esperimenti, per esempio, è stato chiesto loro di dedurre gli stati d’animo di attori semplicemente guardando i loro occhi ritratti da alcune foto in bianco e nero. I risultati migliori sono stati ottenuti grazie alla lettura di romanzi di qualità, opere capaci di catturare maggiormente il lettore richiedendo un maggior sforzo intellettuale e creativo. In questo modo, i romanzi di alta letteratura ci costringono a vedere il mondo anche con gli occhi degli altri e ci aiutano a riconoscere le similitudini che ci avvicinano ai vari personaggi. Insomma bisogna trovare una formula semplice per far capire ai ragazzi che leggere Proust, Melville, Dostoevskij o Stendhal non solo li renderà migliori e più consapevoli delle tante sfumature dell’animo umano ma anche in grado di leggere tra le righe di ciò che gli altri magari ci confessano soltanto con uno sguardo.