Stavrogin gioca a nascondino tra le torri di Kiefer
Testo e contesto. Di solito, quando si fa l’analisi di un’opera letteraria non si esce mai dal campo magnetico creato da queste due forze. Senza il testo il contesto non si comprende, ma è vero anche il contrario. E molti teorici della letteratura sono inclini a pensare che senza quel contesto difficilmente si potrebbe realizzare quel testo.
Questa piccola premessa mi serve per raccontare di un insolito incontro. Avvenuto nel bookshop dell’Hangar Pirelli alla Bicocca (Milano). Come si sa, è un luogo straordinario, non fosse altro per quel site-specific rappresentato dalle torri di Anselm Kiefer. Al termine della visita, come da tradizione, si fa un salto nel bookshop. Non per comprare necessariamente qualcosa, bensì per dare un’occhiata, per prolungare in qualche modo la visita e la raccolta di “stimoli”. Ed è così che tra libri d’arte, cataloghi, manuali di disegni e monografie di fotografie e architettura faceva bella mostra di sé un solo libro di narrativa. Poggiato – piatto – su uno scaffale basso vicino alla cassa. Uno scaffale bianco dove il libro (I demoni di Dostoevskij nell’edizione dell’Universale economica Feltrinelli) esibiva sé stesso in un regale isolamento.
Testo e contesto, dicevamo. E qui, parlando di editoria, di libri e di librerie verrebbe da chiedersi e chiedere: “Perché proprio Dostoevskij in mezzo ai vari Picasso, Alvar Aalto, Kiefer, Jean Tinguely, Tina Modotti, etc? E perché proprio I demoni? E non un più conosciuto Delitto e castigo o un più prestigioso I fratelli Karamazov? Il testo cozza col contesto, non tanto per il volume in sé, quanto per il fatto di essere l’unico. Certo, fosse stato L’opera di Emile Zola oppure Il ritratto di Dorian Gray di Wilde si avrebbe pure potuto trovare un vago collegamento tra la trama e il mondo dell’arte. Le gesta del celeberrimo Stavrogin, protagonista del romanzo, che appartiene insieme con i vari Scrooge, Oblomov e Humbert Humbert, alla categoria dei caratteri-paradigma della letteratura di ogni tempo, non ha però nulla a che fare con il mondo dell’arte. Eppure, quel titolo (I demoni) è lì sullo scaffale della libreria e qualcosa dovrà pur voler significare. Se il contesto in questo caso destabilizza, chissà cosa proverà il futuro acquirente quando si troverà a leggerlo?
In questi giorni mi ha poi colpito anche una notizia legata sempre a Dostoevskij. Il suo Le notti bianche è stato tra i libri più venduti in Gran Bretagna nel 2024, grazie anche al successo ottenuto sopra social media come Tik Tok (frequentata quasi esclusivamente dai giovani). Il libro si è piazzato al quarto posto nella classifica dei libri di traduzione più acquistati sul suolo inglese nel 2024. Il passaparola tra i ragazzi ha permesso questo grande successo. Complici anche la brevità del romanzo e il suo plot (l’incanto di un incontro notturno tra due giovani in una delle magiche notti bianche di San Pietroburgo).
Notizia confortante. C’è ancora bisogno dei classici. A dirlo non sono solo i professori o i “nostalgici” della grande letteratura ma – a quanto pare – anche i giovani.