Leggere fantascienza è più utile di una laurea
Impariamo dai cinesi. Non dobbiamo trascurare la fantasia. Loro stessi – i cinesi – hanno capito un bel giorno che è importante stimolarla. Soprattutto attraverso la lettura di quella che gli anglofoni chiamano science-fiction, o attraverso quella ancor più semplice da indicare col nome di fiction.
Loro – sempre i cinesi – erano (e restano) bravi a riprodurre tutto. In fatto di repliche sono dei maghi. Rifanno tutto, velocemente e a costi stracciati. Però un bel giorno hanno capito che per innovare servono altri sistemi. Servono menti allenate alle probabilità, alle ipotesi, ai condizionamenti del caso. In poche parole servono teste che attraverso la lettura (soprattutto di buoni romanzi, pieni di storie d’invenzione) siano allenate a “immaginare”.
La lezione estremamente pragmatica ci viene da uno degli scrittori più versatili del panorama inglese: quel Neil Gaiman noto ai più come autore di American Gods e I ragazzi di Anansi (entrambi usciti per Mondadori) che si è fatto le ossa come sceneggiatore di fumetti prima, e autore di romanzi fantasy poi. Ora è un affermato autore di fantascienza, nonché editorialista del Guardian ed è proprio sulle pagine del giornale inglese che è uscita, nei giorni scorsi, una sua appassionata difesa della lettura come strumento non solo di conoscenza ma soprattutto di palestra mentale.
Lì Gaiman ha ricordato un aneddoto del 2007, quando si trovava a Pechino per il primo convegno sulla fantascienza tenuto nel grande Paese asiatico. A uno dei suoi colleghi cinesi Gaiman chiese come mai, fino ad allora, la censura comunista avesse proibito l’importazione e lo sviluppo del mercato editoriale della fantascienza in generale e di buona parte della letteratura internazionale contemporanea, e come mai all’improvviso avesse cambiato idea.
Quando la classe dirigente – risposte il collega – si rese conto che le giovani leve non erano in grado di innovare e che soprattutto avevano una scarsa dote di immaginazione e scarsissima creatività, decisero di inviare una delegazione in America per studiare lo sviluppo delle aziende più all’avanguardia. E così questa delegazione visitò con profitto i quartier generali di Google, Microsoft e Apple. Lì interrogò i quadri più giovani e più promettenti e alla fine trovò un denominatore comune. Pur se provenienti da scuole diverse, da società differenti (molti non erano americani) e da contesti sociali e familiari eterogenei, tutti erano cresciuti “divorando” tomi di fantascienza, fantasy e fiction in generale. La conclusione cui arrivò il governo cinese è la stessa che sulle pagine del Guardian ha proposto Gaiman.
Occhio, allora! Se i nostri ragazzi perdono tempo a leggere Isaac Asimov, Ray Bradbury, Aldous Huxley o Arthur C. Clarke invece di finire i compiti, non rimproveriamoli. Un giorno potrebbero ringraziarci per questo.