Radiguet, un romantico a Parigi
Era già un classico quando uscì il “rivoluzionario” Giovane Holden. Il suo autore era già leggenda quando ancora Salinger girava indisturbato e misconosciuto. Raymond Radiguet può ben sorridere dell’alone mitico che avvolge il goffo Caulfield. Perché il suo “protagonista” non ha bisogno nemmeno del nome per stagliarsi nell’immaginario della gioventù romantica e assetata di esperienza che ha letteralmente divorato le pagine del Diavolo in corpo. Il celebre romanzo di formazione di un amore giovanile, appassionato e assoluto torna in una nuova traduzione (Yasmina Melaouah) per Bompiani. Un’occasione imperdibile per chi non avesse mai letto questo capolavoro della letteratura francese del Novecento di confrontarsi con uno di quei pochi romanzi (potrebbero contarsi sulla punta delle dita di una sola mano) che raccontano un amor fou senza cadere nelle tante trappole che il registro patetico solitamente mette sulla strada di chi si azzarda a intraprendere l’impresa di narrare una storia d’amore.
Uscito nel 1923 presso l’editore Grasset, il romanzo di Radiguet è divenuto fin da subito un caso editoriale straordinario. Jean Cocteau fin da subito prende il giovane Radiguet sotto la sua ala protettiva e ne celebra il romanzo come un “capolavoro” nientemeno che al Collège de France. E tutto questo mentre la promozione pubblicitaria ideata dall’editore è così massiccia e pervasiva che fa storcere il naso a più di un critico (Maurice Sachs osserva basito: “mai visto usare per un romanzo gli stessi metodi riservati fin qui per lassativi e saponi”).
La storia è semplice. Il giovane protagonista ha appena sedici anni e si innamora della diciottenne Marta (il cui fidanzato deve partire per il fronte). Siamo verso la fine della prima Guerra mondiale. La Francia di provincia è sottosopra ma il giovane protagonista pensa soltanto alla sua vita interiore e cerca di dare sfogo alle sue pulsioni giovanili. La scrittrice Francesca Sanvitale (che per Einaudi curò una traduzione d’autore oltre trent’anni fa) ha ben sintetizzato l’unicità di questa storia d’amore. “Nel protagonista l’amore, con tutte le sue contraddizioni, lotta contro il bisogno ancora più forte di un’incondizionata libertà; donna/amore e libertà sono incompatibili benché il protagonista senta, per contraddizione, che l’unica ragione di vita è l’amore”.
Sarebbe oggi considerato un ragazzaccio, questo sedicenne “adulto” e colto. Sarebbe bacchettato per la sua gelosia, per il suo egoismo, per l’insensibilità nei confronti delle esigenze di una giovane sposa (pure incinta) con il marito lontano al fronte.
Sicuramente lo si perdonerebbe perché il suo creatore ci ha lasciato un romanzo straordinario, considerato lettura obbligata per tutti quei ragazzi che vogliono dare un nome ai propri sentimenti in gestazione.
Unico dubbio: ci sono giovani lettori che possano apprezzare storie come questa? A parte le stucchevoli rime delle canzoni rap non mi sembra che il “romanticismo” sia ancora moneta corrente tra gli adolescenti.