Lo sberleffo alcolico al politicamente corretto
Torna Gilbert K. Chesterton. Grazie a una preziosa strenna natalizia confezionata dall’editore Leardini. Il titolo scelto è uno dei più adatti al periodo: L’osteria volante (1914). Si tratta di un romanzo umoristico ben adatto al periodo visto che parla di un pub che riesce ad aggirare le durissime leggi vigenti portando in giro per l’Inghilterra lo spirito (alcolico) e il buon umore.
Del libro (e del suo autore) parleremo dopo aver ricordato il primo scopo di questa nuova edizione (l’ultima ancora in commercio è quella di Bompiani del 2010). I ricavati della vendita di questa traduzione (che si deve alla sofisticata perizia di Giulio Mainardi per le canzoni e le poesie e alla versatilità di Umberta Messina per il resto) verranno spediti alle missioni francescane. Quindi sotto Natale possiamo fare un’azione doppiamente utile: aiutare le Missioni e arricchire il nostro tempo natalizio di una parentesi di effervescente intelligenza e buonumore.
Torniamo ora all’autore e al suo libro. La prima volta che mi è capitato tra le mani, l’Islam più retrivo aveva già consegnato lo scrittore Salman Rushdie nel purgatorio della paura con quella drammatica “fatwa” per i suoi Versetti satanici (Mondadori), mentre era ancora di là da venire la terribile pagina dell’11 settembre 2001. La Fallaci da tempo ammoniva circa i rischi che correva la cultura occidentale a farsi schiava del pensiero politicamente corretto e le nuove ondate migratorie rendevano i rapporti tra culture differenti sempre più problematici. Quando ho iniziato a leggere la storia dell’estroso oste Humphrey Pump e di come, insieme con il coraggioso capitano irlandese Patrick Dalroy, riesce a mettere sotto scacco i guardiani dell’ ortodossia mussulmana che da tempo avevano fatto dell’Inghilterra il fulcro del nuovo ordine mondiale, sono subito corso a controllare l’anno di pubblicazione. Mi sembrava davvero impossibile che una simile satira fosse uscita nel 1914 e non nel 1994 o peggio ancora 2004.
Chesterton sicuramente non avrebbe previsto quello che sarebbe successo all’inizio del XXI secolo. E’ sicuramente soltanto un caso la scelta di un regime teocratico come simbolo di tutta l’ottusità che un potere assoluto riesce a mostrare nei confronti dei più liberi e frizzanti spiriti critici.
Chesterton ha sempre perseguito lo sberleffo del pensiero dominante e di quel main stream che si può declinare in molti modi ma che oggi si esprime partendo dal presupposto di un’incolore e inane omologazione. Mai avrebbe digerito di dover nascondere presepio o simboli di una festa religiosa e sentita come il Natale per non “turbare” lo spirito delle nuove generazioni di immigrati. Mai avrebbe acconsentito a rinunciare alla sua libertà di giudizio e al suo immaginario in favore di un mortificante pensiero buonista.
Lui che è stato ispiratore di Micheal Collins, per le sue imprese irredentiste in Irlanda, con il suo Napoleone di Notting Hill; lui che è divenuto celebre non soltanto perché “padre” di Padre Brown; lui che il futuro papa Albino Luciani (Giovanni Paolo I) ha inserito nel suo personalissimo Pantheon; lui, Chesterton, era un campione del conservatorismo più vivace. Convertitosi al cattolicesimo alla fine dell’età Vittoriana, Chesterton ha mostrato sempre – e in ogni occasione – che l’indipendenza di giudizio è l’ingrediente base per ogni opera che aspiri al crisma dell’universalità.
Solo una mente libera come la sua poteva fare un romanzo sul proibizionismo e sul bigottismo islamico ben prima che questi fenomeni toccassero il nostro mondo occidentale. Solo un uomo felice per aver ricevuto in dono una fulminante intelligenza poteva fornire una messe tanto copiosa di aforismi che possono stare al pari per brillantezza e profondità con quelli di Oscar Wild.
Ecco perché una volta finito di leggere L’osteria volante sono sicuro che molti andranno a cercare in libreria (o in biblioteca) quel pamphlet intitolato Ortodossia che proprio del pensiero comune fa strame, senza mai perdere ottimismo e speranza e fiducia, che per i lettori di oggi è una medicina davvero miracolosa.