Ci sono i classici. E poi ci sono i libri che esaltano i classici. E che li difendono contro i contemporanei. Magari senza dichiararlo apertamente, ma soltanto con l’esempio (che è ovviamente la lezione più efficace e produttiva). Ogni maledetta mattina di Alessandro Piperno (Mondadori) è ascrivibile a questa seconda categoria. Ed è ovvio che in un blog come questo trova un posto d’eccezione.  A vent’anni esatti dal suo debutto come romanziere (avvenuto nel 2005 con il romanzo Con le peggiori intenzioni, sempre edito da Mondadori), Piperno ci offre un saggio per certi versi innovativo. Almeno nel cosiddetto “taglio” dato alla lettura di celebri romanzi che hanno fatto grande la letteratura moderna. Piperno infatti indaga sul movente, su cosa spinge uno scrittore ad affrontare l’estenuante lotta per arrivare alla produzione di un romanzo. Cinque motivi ma, avverte lo stesso autore, ce ne potrebbero essere tanti altri.

Qui le lezioni sono cinque. Molti di più (a decine) gli autori citati. E sono i soliti noti (per fortuna): Proust, Kafka, Dickens, Dante, Shakespeare, Montaigne, Dumas, Bellow, Philip Roth, Flaubert, Stendhal e Nabokov, solo per fare qualche nome. Una breve ma, tutto sommato, efficace tassonomia che comprende la categoria di chi scrive per ambizione (o per vanità) e tra questi Piperno ci infila anche Virginia Woolf, di chi scrive per odio o desiderio di riscatto, di chi lo fa per senso di responsabilità (pensiamo, come massimo esempio, al Primo Levi di Se questo è un uomo). Sono però le ultime due categorie quelle dove Piperno si sente più a suo agio, forse perché alla base dei suoi stessi romanzi ci sono come motivazioni il “piacere di scrivere” e il “desiderio di conoscenza. “Non si scrive perché si ha qualcosa da dire – ammonisce lo stesso – si scrive semplicemente perché si ha il piacere di farlo”. E in questa categoria infila Proust accanto a Dumas e Stendhal. Poi si scrive – aggiunge – per capire, per conoscere. Ed è il capitolo in cui ricorrono nomi come Dickens, Kafka e ancora l’autore della Recherche.

Insomma, non c’è nulla – almeno per lo stesso Piperno – come il piacere di sentire i tasti del pc sotto i polpastrelli “ogni maledetta mattina”. E quel “maledetta” va inteso in senso letterale, dal momento che solo dopo un lungo e faticoso apprendistato si arriva alla grazia del romanzo (fatto e finito). Non ci si improvvisa romanzieri e nemmeno si deve sperare in una “vocazione”. Serve soltanto un grande lavoro e – ovviamente – una forte motivazione. Magari una di quelle cinque suggerite da Piperno.

 

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