Quando il 6 Gennaio 2021 gli sgherri di Donald Trump attaccarono il Campidoglio, il comandante dell’Esercito cinese Li Zuocheng, al telefono con il suo omologo americano Mark Milley, era seriamente preoccupato per la tenuta del sistema americano. La mia prima reazione a questa notizia è stata di sorpresa: ma come?! Non avrebbe dovuto rallegrarsi, il generale cinese, per l’instabilità del suo acerrimo nemico?

Già attorno al quinto secolo AC, Eraclito avrebbe risposto di no: due concetti opposti magari si fanno la guerra, ma hanno bisogno l’uno dell’altro. Credo sia qualcosa di simile al tiro della fune: se una parte cede di schianto, lo schieramento opposto stravince, ma perde l’equilibrio. E’ un po’ quello che è accaduto al sistema capitalistico alla fine della Guerra Fredda: asfaltare dall’oggi al domani il comunismo non ci ha fatto per niente bene, e trent’anni più tardi l’Occidente ha una bruttissima cera.

L’attracco del Britannia alla banchina del porto di Civitavecchia nella primavera di trent’anni fa, viene spesso additato come il simbolo italico di questa deriva, con il profilo mefistofelico della “perfida Albione” proiettato sul muro.

Il 2 Giugno 1992, una società finanziaria, la British Invisibles, organizzò un seminario sul panfilo Britannia, gentilmente concesso in affitto dalla Regina Elisabetta. C’erano un ristretto numero di banchieri inglesi, un centinaio di imprenditori italiani, qualche politico e un paio di giornalisti. Pochi mesi prima, in Italia era cominciata tangentopoli, e stava per scoppiare la prima crisi del debito sovrano (la seconda ondata sarebbe arrivata nel 2011). Dopo gli sperperi degli anni Ottanta, l’Italia era sull’orlo della bancarotta, con un debito pubblico fuori controllo e una corposa e succulenta industria di stato da privatizzare. Nel dimissionario governo Andreotti se ne parlava da mesi, e i banchieri di Londra erano specializzati proprio in privatizzazioni, visto che la Gran Bretagna era passata pochi anni prima sotto quelle forche caudine, con la regia di Margaret Thatcher.

Non è mia intenzione esprimere un giudizio se sia stato giusto o sbagliato (s)vendere le industrie di stato, ma ho due considerazioni da fare: 1) in quegli anni “esisteva” solo un sistema economico che aveva asfaltato il nemico di mezzo secolo. 2) privatizzare senza liberalizzare ha la stessa utilità di un gatto che mangia i topi morti. Tradotto: in Italia l’industria di stato è stata venduta a piccoli oligarchi locali che spesso hanno continuato ad operare in regime di semi monopolio.

A bordo del Britannia c’era anche Mario Draghi, allora direttore generale del Tesoro, che elencò ai presenti i piani del governo italiano per le privatizzazioni, e poi scese dal panfilo senza partecipare al simposio vero e proprio.

In tutto il movimento tellurico seguito alla fine della Guerra Fredda, il Britannia è la classica pagliuzza nell’occhio… Quando ci si concentra troppo su un elemento, conviene rivoltare il cannocchiale e guardare l’insieme da una certa distanza.

Il 9 Novembre 1989 cadde il Muro di Berlino, e alla spicciolata crollarono tutti i regimi del patto di Varsavia. Il 31 Gennaio 1990 aprì a Mosca il primo McDonalds. Il primo Luglio andò in scena l’unione monetaria tedesca, e il cancelliere Kohl concesse un cambio 1=1 tra il ricchissimo Marco dell’ovest e il poverissimo Marco dell’est. Il 3 Ottobre, riunificazione delle due Germanie; in cambio, François Mitterrand impose a Helmut Kohl di rinunciare al Marco in favore di una futura moneta comunitaria. L’8 Agosto 1991, ventimila albanesi in fuga dal moribondo regime comunista attraccarono a Bari. Sempre ad Agosto, Gorbachov scampò ad un golpe, ma il 25 Dicembre si dimise da presidente, e l’Unione Sovietica cessò di esistere dopo quattro mesi di agonia. Il 7 Febbraio 1992 venne firmato il Trattato di Maastricht, il primo vagito dell’Unione Europea, creata per evitare le sanguinosissime guerre dei secoli passati. Il 17 Febbraio 1992 cominciò Mani Pulite. 2 Giugno, il Britannia. 9 Luglio, il governo Amato operò un prelievo forzoso del sei per mille da tutti i conti correnti degli italiani; il governo appena insediato si trovò nella necessità di colmare un buco di 8 mila miliardi per evitare la bancarotta. Il 16 Settembre 1992 la Lira fu costretta ad uscire dallo SME, Sistema Monetario Europeo, antesignano dell’Euro.

Definizione semiseria di SME: nel 1979 un numero di valute europee legò la fluttuazione del loro valore allo stabilissimo Marco tedesco, che però nel 1992 convolò a nozze in comunione dei beni (cambio 1 a 1) con una svalvolata cugina dell’est. Per tenere a bada l’inflazione, la Banca Centrale Tedesca alzò i tassi, impiccando anche le altre monete a valori eccessivi, quando l’insorgere di una recessione avrebbe richiesto misure contrarie.

Prima di rientrare nello SME, la Lira subì una svalutazione del 30%. La Germania abbassò significativamente i tassi solo un anno dopo, nel Settembre 1993, per far fronte alla recessione e arginare la crescente disoccupazione di molti paesi europei. Il 30 Aprile 1993 il Cern mise il World Wide Web a disposizione di tutti: fu l’alba dell’era digitale, e anche la nascita dei primi Troll che quello stesso giorno, a Roma, tentano di linciare Bettino Craxi all’uscita dall’hotel Raphael. Il 5 Luglio 1993, appena tre mesi dopo la nascita del WWW, una vignetta profetica inquadrò l’essenza di tutti i Troll: «On the Internet, nobody knows you’re a dog» (qui).

La guerra fredda per anni ha agito come un tappo. Per scongiurare l’uso di armi nucleari, abbiamo vissuto mezzo secolo di era glaciale. Cosa succede quando il tappo salta? Qualcuno è in grado di prevedere i tempi e i modi in cui si formano i nuovi equilibri? Credo proprio di no. E’ come in autostrada: un attimo prima è tutto intasato. Un attimo dopo il tappo non c’è più, e le automobili si sgranano. Dalla fine del comunismo in poi, uno tsunami politico-economico ha inondato il mondo. Il Britannia è solo una goccia nel grande mare di un gigantesco cambio di assetto mondiale. Concentrarsi sul Britannia è un po’ come Mussolini che inveiva contro la perfida Albione, per poi rivelare al mondo in cosa consistesse la sua visione internazionale: annettere l’Albania, spezzare le reni alla Grecia e occupare Mentone.

Per ricordare com’era lo scenario politico italiano durante la guerra fredda, ecco la descrizione che Stefano Lorenzetto fa di un’intervista a un uomo di spicco della nostra Prima Repubblica: «Arnaldo Forlani mi distillò 10 parole intervallate da un minuto di silenzio, cronometrato: “La questione della candidatura (pausa di 19 secondi) va però valutata (pausa di 32 secondi) a tempo (pausa di 9 secondi) opportuno”».

L’altro giorno sul Financial Times ho letto che se solo volesse, Tim Cook, amministratore delegato di Apple, sarebbe in grado di comprare l’Irlanda, tale è il livello di ricchezza dell’azienda. Vogliamo qui ringraziare pubblicamente Buana-Buana-Cook per non mangiarsi “l’isoletta” britannica, ma è ovvio che c’è qualcosa di profondamente sbagliato in questo capitalismo. Questa è la vera “trave”; la “pagliuzza” m’interessa poco.

 

L’immagine su questo blog è di Deborah Joy Bormann @deborahjoybormann.

Deborah nasce a Trieste, città di confine, da padre statunitense e madre spagnola. Vive a Bologna, Pisa, Amsterdam, Madrid, San Francisco. Una serie di coincidenze e passioni la porta a Torino, oramai città d’adozione.
Spirito indipendente, visionario e… disperatamente ottimista.
Madre, compagna, insegnante, arteterapeuta e artista.
Da sempre adora leggere, scrivere, pensare e creare.

Le idee espresse da Andrea nei suoi articoli non rappresentano necessariamente le opinioni e le convinzioni di Deborah.
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