Mentre il taxi mi porta a destinazione, ascolto con un orecchio la geopolitica del tassista. Condivido abbastanza il suo punto di vista, ma quando siamo quasi arrivati, mi accorgo che il “dittatore” contro il quale ha inveito per tredici minuti non è Putin, ma Draghi. Per educazione, per ipocrisia e per una sorta di timore reverenziale nei confronti del tassametro, non lo mando a stendere. Il paradosso della democrazia equiparata alla dittatura affascina persone di tutte le estrazioni sociali, livello di consapevolezza e intelligenza, non solo gli acchiappa-garbugli che attingono il loro “sapere” su siti complottisti-uno-punto-zero. C’è un movimento di […]