Possiamo provare a dividere, così per gioco, la letteratura inglese in due categorie: quella dei costruttori e dei distruttori.  Badate bene, non parlo ex cathedra. Non ne avrei nemmeno i titoli necessari per farlo. Mi limito a proporre un gioco di società il cui spunto è la recente lettura di un classico del romanzo inglese del Novecento che, a ben guardare, è presente nel nostro mercato editoriale in più di un’edizione (e/o traduzione). Il romanzo in questione è Il buon soldato e lo ha scritto Ford Madox Ford proprio mentre il suo Paese (l’Inghilterra) si gettava nella mischia della Prima Guerra Mondiale. E potrebbe, questo titolo, fare bene da spartiacque: prima di allora dominavano i costruttori. Col suo arrivo non ci sarà più storia: sarà il dominio dei distruttori. O meglio dei “decostruttori” come preferiscono dire gli studiosi di narratologia.

Il  romanzo ha un bel titolo accattivante. Pensare che per l’autore era soltanto un titolo provvisorio, da cambiare poi in corso di pubblicazione. Il romanzo racconta le storie  di due coppie che si incrociano e si distruggono a vicenda  proprio all’inizio del “secolo breve”. Il ruolo del narratore è affidato al più anonimo dei quattro, John Dowell la cui moglie Florence fa amicizia con una coppia di aristocratici britannici durante un soggiorno termale in Germania. Tra gli Ashburnham (Edward e Leonore) e gli americani Dowell si crea subito un sodalizio fatto, però, anche di segreti e omissioni. Alla morte di Florence (malata, come Edward, di cuore) vengono fuori gli altarini più inconfessabili. Che riguardano in alcuni casi altre giovani prede di Edward e della moglie Leonore (la giovane Maisie e l’arrivista Nancy Rufford).

Ford Madox Ford usa i personaggi quasi come fosse in un laboratorio.  Ne prova la resistenza e la compatibilità come gli elementi nelle composizioni alchemiche  cui si appassiona il chimico. Uscito nel 1915 il romanzo ambisce a superare il canone del romanzo borghese proprio perché l’autore sfrutta tutte gli strumenti a sua disposizione per scardinare certezze e verità assodate. Il narratore, un anonimo americano, ne sa quasi quanto noi e fa confusione nel rielaborare ricordi e nel gestire flash back. E l’autore sfrutta tutti gli espedienti narrativi per confondere le acque e rendere ancor più intrigante l’enigma che si cela dietro questo affresco di “vita mondana” di primo Novecento.

Il romanzo, come ebbe a sottolineare Guido Fink uno dei più attenti studiosi di Ford Madox Ford, si iscrive nella scia modernista dei decostruttori. Nella categoria di quegli autori che si compiacciono di prendere tutto l’armamentario delle convenzioni e di rovesciarlo sul tappeto per poi risollevare ogni singolo pezzo o strumento in un ordine apparentemente casuale. Qui infatti non solo abbiamo a che fare con un narratore che è anche parte in causa (quel tristo soggetto di John Dowell), che fin dall’inizio ci avverte che tutto è compiuto e finito. E che il suo ruolo sarà soltanto quello (da buon testimone) di raccontare come sono andate le cose. Come si sono conosciute le due coppie; cosa avevano comune; come le singole coppie sono “scoppiate” con lo scontato corollario di misunderstanding e tradimenti. E il tutto non in un ordine cronologico adeguato. Ma con continui andirivieni dal passato al presente.  Non sono pochi i lettori che arrivano a mettere in dubbio ciò che racconta il narratore o addirittura che le cose siano davvero accadute.

Insomma Ford Madox Ford non è un costruttore. Appartiene alla categoria tutta modernista dei decostruttori. E addirittura fa da apripista a scrittori ben più conosciuti di lui. In fondo, l’impianto narrativo ricorda molto da vicino quello del Grande Gatsby  di Francis Scott Fitzgerald che è uscito, però, soltanto un paio di lustri dopo.  Sull’immaginario petto di questo romanzo trovano posto poi altre medaglie come quella di essere anticipatore di una visione della vita di coppia più disinibita. Tanto che uno scrittore moderato e attento come Graham Green ebbe a definire Il buon soldato “il solo libro scritto in inglese che affronti in modo adulto la sessualità”. Poi  supera anche Joseph Conrad che andava a cercare il “cuore della tenebra” lontano dalla società che lo ha prodotto. Ford lo indica senza mezzi termini là dove meno te lo aspetti: in una bella mansion nella brughiera inglese.

E soprattutto con Il buon soldato Ford Madox Ford ci dà un affresco dell’istituto matrimoniale davvero impietoso.  A pagina 100 (dell’edizione Feltrinelli) compare questa definizione del matrimonio da conservare per il solito collezionista di citazioni e aforismi. “In ogni legame matrimoniale c’è, credo, un fattore costante: il desiderio d’ingannare la persona con cui si vive a proposito di qualche piccola macchia del proprio carattere o nella propria carriera. E’ intollerabile vivere continuamente con un essere umano che conosca le nostre meschinità. E’ peggio della morte, ed è per questo che tanti matrimoni falliscono”.

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