Jane Austen e il caso Weinstein
Se c’è un aspetto che mi ha colpito della triste vicenda legata al nome del produttore cinematografico Harvey Weinstein è la mancanza di uniformità nel giudizio che le donne danno di quanto accaduto e di quanto fatto poi, a distanza di anni, dalle vittime del satiro americano. E visto che il caso mediatico è scoppiato proprio mentre leggevo uno dei romanzi (anzi il primo pubblicato) di Jane Austen, subito mi è venuto spontaneo chiedermi cosa avrebbe detto l’autrice di Ragione e sentimento a proposito degli abusi inflitti da Weinstein (perlopiù a giovani attrici inesperte e disorientate).
Di sicuro lady Austen avrebbe avuto un’idea chiara e cristallina sulla questione. Ammantata, probabilmente, di una coerenza e di una lucidità fuori dall’ordinario. Però altro ovviamente non è possibile aggiungere. Semmai, vista l’impossibilità di simili speculazioni, mi viene da suggerire una sorta di pena o contrappasso per i tipi alla Weinstein. Costringerli a leggere i romanzi della Austen. Ne ricaverebbero molto diletto e soprattutto una grande lezione. A cominciare proprio da Ragione e sentimento. Il romanzo (la cui edizione più recente è quella di Newton Compton curata da Pietro Meneghelli) che racconta le vicissitudini di due sorelle, Elinor e Marianne Dashwood, appartenenti alla piccola borghesia. Rimaste praticamente senza risorse alla morte del padre (complice un severo ordinamento che regala al fratellastro maggiore tutti i beni di famiglia), iniziano a guardarsi intorno in cerca di marito. Tra villeggiature, pranzi, picnic e feste danzanti, la loro vitab va avanti con il passo sincopato di storie, corteggiamenti, illusioni e disillusioni, fino a un finale che riscatta non soltanto la bellezza della minore (Marianne) ma anche il buonsenso e l’intelligenza della maggiore (Elinor). I personaggi maschili – come apprenderebbe Weinstein se prendesse a leggere questo capolavoro – in generale sono galanti, ma di una galanteria che rasenta il fascino di un mascalzone corrivo ed egoista. E la loro mancanza di principi morali è praticamente il carburante che permette a lady Austen di far andare la storia.
La lettura di questo romanzo è comunque raccomandabile anche a chi non si è macchiato delle stesse colpe di Weinstein. D’altronde sono già un paio di secoli esatti che la Austen è considerata uno dei più grandi romanzieri di tutti i tempi. La sua limpida prosa, il suo sguardo lucido sui personaggi, il suo understatement affatto britannico e il suo umorismo, tanto misurato quanto affilatissimo, fanno di lei un porto sicuro per ogni lettore. Nella Austen, ebbe a scrivere Mario Praz, va ammirata soprattutto “la linda stesura notarile”, da considerare visti i tempi in cui scriveva (pieno romanticismo) come “il limite estremo dell’antiromantico, oltre al quale non c’è più arte ma mero discorso logico. Svenimenti e sospiri, dichiarazioni e abbracci non mancano; scandali, fughe di ragazze, possono trovarsi nelle pagine della Austen ma di baci d’amore neanche uno”. Sulla stessa lunghezza d’onda Virginia Woolf. Che della Austen scrisse: “Sapeva descrivere una notte incantevole senza menzionare neanche una volta la luna”. Quest’ultima citazione l’ho presa da un agile libretto da poco pubblicato da Elliot Edizioni. Si intitola ovviamente Jane Austen e raccoglie tre interventi della Woolf o meglio tre brani tratti da altrettante opere dell’autrice di Gita al faro. Il libretto si raccomanda ovviamente come utile introduzione all’opera della Austen, firmata da quella che con ogni probabilità è la sua migliore lettrice di sempre. Un libro che, fra l’altro, si inserisce in un apprezzabile progetto portato avanti dalla casa editrice romana per festeggiare al meglio i duecento anni dalla morte dell’autrice di Orgoglio e pregiudizio. Oltre al libello della Woolf, infatti, la Elliot ha mandato in libreria altre perle per i fan della Austen. Come il racconto I Janeites di Rudyard Kipling (dove il protagonista di questo racconto scopre un vero e proprio club di Jane Austen nel luogo più improbabile: la trincea della Prima Guerra Mondiale), e Ricordo di Jane Austen, scritto dal nipote James Edward Austen-Leigh, e Juvenilia che, grazie alla cura di Giuseppe Ierolli, raccoglie i testi giovanili della scrittrice.