Le sigarette e le immagini shock sui pacchetti
Il 2 febbraio sono entrate in vigore le nuove norme previste dal decreto legislativo tabacchi (recependo una direttiva UE), ancora più severe per i fumatori. Tra le varie misure, che hanno lo scopo, soprattutto, di dissuadere i giovani dal fumare, vi è quella delle immagini shock. Vi ricordate le frasi che compaiono sui pacchetti, del tipo “Il fumo uccide”?. Ecco, adesso hanno deciso di unire agli slogan anche delle foto che dovrebbero indurre gli acquirenti a cambiare idea. Così, vi potrete trovare tra le mani quella di un uomo nudo, con mano sulla testa e la scritta “Il fumo aumenta il rischio di impotenza”. O di un signore intubato in un letto di ospedale con il testo “Il fumo causa ictus e disabilità”. Peggio è quella di un collo con un buco e l’avvertimento “Il fumo causa il cancro alla bocca e alla gola”. C’è anche un bimbo con succhiotto con la scritta “I figli dei fumatori hanno più probabilità di cominciare a fumare”. E via dicendo. Personalmente, ho sempre avuto la convinzione che le scritte sui pacchetti servissero poco o niente. Se uno fuma, sa a quello che va incontro. Non è che la scritta “il fumo uccide” sia fondamentale per fargli cambiare idea. Ora arriva anche il “terrorismo forografico” che sembra avrà un effetto diverso. Almeno a dar retta ad uno studio americano che asserisce come certe immagini siano “utili a combattere il vizio del fumo poiché innescano l’attività di aree del cervello coinvolte nelle emozioni e nel processo decisionale”. Sembra che a dei partecipanti, sotto i 30 anni, siano state mostrate 64 confezioni di sigarette durante una risonanza magnetica funzionale. Alcuni pacchetti avevano immagini molto forti, altri ne erano sprovvisti. Come scrive l’Ansa, i volontari hanno riferito una motivazione a smettere molto maggiore davanti a immagini grafiche e le scansioni confermavano il risultato. Di fronte a immagini shock, aree chiave del cervello come l’amigdala e la regione prefrontale mediale, hanno mostrato risposte degne di nota. Adam Greed, coautore dello studio, ha dichiarato che “l’amigdala reagisce agli stimoli emozionalmente potenti, soprattutto paura e disgusto. E le esperienze che hanno un forte impatto emotivo tendono ad avere un impatto sul processo decisionale”. Inoltre “l’attività della regione prefrontale mediale è associata a processi di autoanalisi, che possono aumentare l’impatto sulle scelte”. Mi fido sulla parola, ma sono curiosa di sapere se qualche fumatore, lettore del blog, si comporterà in maniera differente con i nuovi pacchetti.