Un’economia sana? Et voilà. Si parla di sostenibilità, di attenzione e di rispetto per il pianeta, oltremodo sfruttato e spremuto. Ultimamente, di fronte allo scempio dell’ecosistema, si è sviluppata una sensibilità maggiore nei confronti della Terra e una tendenza a valorizzare tutto ciò essa può offrire, cercando di restituirle il favore senza danneggiarla. Non occorre tornare alla preistoria, rinnegando il progresso e tutto ciò che l’uomo genialmente ha conquistato, ma vale davvero la pena avere un occhio di riguardo verso la natura. Si potrebbero scoprire, così, i tanti benefici e le virtù delle erbe, di piante dal potere detossinante, di semi dai quali ricavare oli, sfruttandone le virtù antiossidanti. Io, ad esempio, arricchisco le mie insalate con semi di girasole o semi di zucca, le condisco con olio evo e aggiungo curcuma e pepe nero, un abbinamento che, dicono, contrasti la formazione di tumori all’intestino. Di recente, ho scoperto i semi di canapa, fornitori di proteine. E sia chiaro che quando parlo di canapa industriale, mi riferisco a determinate genetiche della pianta di cannabis, additata e liquidata semplicemente come droga, tralasciando i tanti benefici che questa pianta può fornire. La canapa sativa per uso alimentare, priva di sostanza psicotropa THC, ma ricca di preziosissime caratteristiche salutari, consente varie applicazioni in cucina. Ma chi coltiva la canapa in Italia? La cultura di questa pianta, molto produttiva (basti pensare che in tre mesi e mezzo  può produrre, ad ettaro, una biomassa quattro volte superiore a quella prodotta da un bosco in un anno intero)  sostenibile al 100%, molto diffusa anche in Italia fino al primo dopoguerra, in effetti,  nel corso dei decenni, è scomparsa, anche se, proprio per la sua completa naturalezza, oggi,  se ne sente l’esigenza. Come accadeva nella preistoria, oggi può essere utilizzata per fabbricare corde e tessuti, è impiegata nel food, nella cosmetica, nel design (anche materiali da costruzione), nella bellezza,  interessando molto i salutisti e anche i produttori di cibi per animali. Non sarebbe una cattiva idea recuperare la tradizione della cultura della canapa, magari dando il via ad una vera filiera che dalla produzione, passando dalla trasformazione, arrivi fino alla vendita.  Senza trascurare il fatto che,  data la sua crescita velocissima,  togliendo la luce alle piante infestanti delle culture, ha un effetto diserbante. Per chi volesse approfondire la conoscenza di questa pianta, esiste  il progetto “Youhemp.it”che , nato nel 2015, punta a dare impulso alla coltivazione delle canapa, ma anche il sito http:www.assocanapa.org.  Ne trarrà senz’altro beneficio il pianeta, in balia di un’emergenza ecologica, ma anche l’economia.

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