Ictus, Parkinson, fobie: una stanza virtuale aiuta a guarire
Non è fantascienza. Forse, i nativi digitali conosceranno la realtà virtuale e immersiva, ma avranno sentito parlare di Cave? Si tratta di un progetto realizzato dall’Istituto Auxologico in collaborazione con Forge Reply (che ha messo a disposizione le sue competenze tecnologiche), in intesa con il Ministero della Salute, nato dalla declinazione, in ambito medicale, dei sistemi di realtà virtuale. L’Auxologico è la prima struttura ospedaliera al mondo a dotarsi di due stanze di tecnologia “Cave”, dove si attuano programmi virtuali a sostegno dell’intervento terapeutico. Nasce così l’era della Cybertherapy in medicina. Ma come funzione e, soprattutto, quando si può applicare? All’interno della stanza virtuale, grazie a “Cave” (caverna), si sperimenta la Telepresenza Immersiva Virtuale (TIV): è possibile così simulare i tipici scenari in cui vengono trattati alcuni disturbi tra cui quelli cognitivi nelle fasi iniziali, come la demenza senile e, ad esempio, quelli tipici conseguenti a ictus e Parkinson, o psicologici come ansia, fobie, stress. Cave è un sistema integrato che permette di ricostruire una realtà vera, considerando le sollecitazioni cognitive, uditive e visive (e nello sviluppo del progetto pure olfattive e tattili) e consente una corretta lettura degli spazi, dei volumi e delle distanze, dando così la netta sensazione di essere immersi all’interno della scena virtuale proiettata sugli schermi.“L’attenzione verso la Cybertherapy nasce dall’esigenza di trovare soluzioni d’avanguardia in ambito psicologico-riabilitativo” – ha aggiunto il Prof. Giuseppe Riva, direttore in Auxologico del Laboratorio di Tecnologia Applicata alle Neuroscienze, ricordando che “questa tecnologia è stata sperimentata in principio per curare i disturbi di ansia dei soldati americani reduci di guerra”. Giuseppe Riva arriva al compimento del progetto del Cave dopo 20 anni di studi sulla Realtà Virtuale, vantando il più cospicuo numero di pubblicazioni al mondo.