Potrebbe sembrare una moda, però è un dato di fatto che siano in aumento le donne che decidono di partorire in casa. Una scelta felice? Forse romantica, ma molto rischiosa. Da una stima è emerso che lo scorso anno siano stati partoriti, tra le mura domestiche, circa 500 bambini, senza ovviamente contare le nascite clandestine da madri senza permesso di soggiorno. Durante l’ultimo Congresso Nazionale della SIN, la Società Italiana di Neonatologia, si è discusso di come questa pratica metta a rischio la salute del bambino, ma anche della mamma. E’ vero che, in condizioni di salute ottimali, le donne sane potrebbero partorire anche senza interventi medici. In Olanda, ad esempio, i parti in casa avvengono con una percentuale del 25%. In Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito diverse associazioni ostetriche e ginecologiche supportano la pratica del parto a domicilio in donne sane. All’estero non manca di certo l’organizzazione.  La domanda sorge spontanea: perché rischiare, allora? La SIN (come l’American Academy of Pediatrics e l’American College of Obstetricians and Gynecologists) continua a sostenere che l’ospedale è il posto più sicuro dove partorire e ribadisce che farlo in casa espone mamma e neonato a rischi maggiori e imprevedibili. Qualora una donna decidesse di optare per il parto a domicilio, deve essere correttamente informata sui rischi del parto a domicilio e sulla organizzazione dello stesso nella città dove intende partorire. E’ importante che ci sia un presidio ospedaliero attrezzato facilmente raggiungibile grazie ad un trasporto rapido in ospedale per mamma e neonato ad opera di personale esperto ed addestrato nelle manovre di rianimazione. Non bisogna trascurare di pre‐Allertare l’Ospedale con Terapia Intensiva Neonatale più vicino. La futura mamma deve rivolgersi a un’ostetrica con training appropriato nell’assistenza, sia in ospedale, sia a domicilio e che abbia documentata capacità nelle manovre rianimatorie neonatali. E necessario garantire al neonato ed alla mamma, nelle ore immediatamente dopo il parto, tutti i controlli necessari e di routine.

Tra le ragioni che spingono a scegliere di partorire in casa, c’è il fatto che l’ambiente domestico è sentito dalla donna come più intimo e confortevole, rispetto a quello ospedaliero, trattandosi di un evento naturale come la nascita. Proprio per questo la SIN, da anni, sta svolgendo un’operazione di demedicalizzazione dell’evento parto. Cosa significa? E’ importante che anche in ospedale si crei un’ambiente intimo e familiare per agevolare il contatto tra neonati e genitori e proprio per questo negli ultimi anni i Centri nascita, pubblici e privati, hanno lavorato per garantire la possibilità di presenza di entrambi i genitori,  riducendo al minimo la permanenza nella struttura sanitaria e mettendo in atto il rooming in.

“Il parto è un evento naturale e come tale deve essere vissuto” – afferma la SIN – “condividiamo le ragioni di chi vorrebbe partorire presso la propria casa, ma la situazione del nostro sistema sanitario ci obbliga a sconsigliare vivamente questa scelta. Tra le mura domestiche, infatti, non sono garantite le misure di sicurezza necessarie in caso di problemi che possono subentrare. Ad esempio non c’è una rete capillare di ambulanze e, quando questa è garantita, bisogna fare i conti con la vicinanza e raggiungibilità di Terapie Intensive Neonatali.”

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