[photopress:selcorsa_001.jpg,thumb,alignleft][photopress:selcorsa_006.jpg,thumb,alignleft][photopress:selcorsa_003.jpg,thumb,alignleft][photopress:selcorsa_008.jpg,thumb,alignleft]Dura la salita. Lo diceva cantando anche Gianni Morandi in una canzone. E  lui di maratone ne ha fatte,  quindi sa bene di cosa si tratta. Ieri però ad Aviatico, un bel paesino sopra i mille metri in Val Seriana in provincia di Bergamo, mi è sembrata più dura del solito. <Quattro passi ad Aviatico>, una 15 chilometri che si corre ogni estate da 9 anni e che raduna qualche centinaio di appassionati che ormai si conoscono quasi tutti. Due giri di un percorso che prima scende a capofitto di un mezzo chilometro e poi risale togliendoti il fiato e spezzandoti le gambe. Ci vuo poco a capire quando non ne hai più. Così mi è venuto in mente Alex Schwazer a Barcellona, quando si è ritirato a metà delle 50 chilometri di marcia. Per tutti arriva il momento in cui dal cervello non partono più gli ordini. Così provi a pensare di accelerare, di aumentare un po’ il passo perchè stai quasi camminando, ma niente. Non succede niente. Credi di essere tu a decidere. Credi di essere tu a stabilire a che tempo girano le tue gambe, che dopo quella curva si aumenta, che finita la salita cambi passo e recuperi in discesa.. Invece no. Arriva un momento in cui tre quarti del tuo corpo si ammutinano e fanno solo ciò che vogliono. Ti resta fedele solo quel quindici per cento che soffre con te su una rampa che ti porta al traguardo e che non arriva più. Tre chilometri alla fine, un’eternità. Che ti asspori tutta . Fino al gonfiabile dell’arrivo che da lontano sembra quasi la Terra promessa.