Thor Hushovd e Gianpiero Erigoni hanno vinto la crono di Borgomanero-trofeo Androni giocattoli. Ed è giusto così, visto che stiamo parlando della coppia trainata dal neo campione del mondo. Ma c’è ben altro da raccontare di questa mattinata a sette gradi sotto una bella pioggia che si è presa solo qualche piccola pausa. C’è da raccontare intanto che professionisti ed amatori hanno corso insieme. Che c’erano un sacco di bei nomi dal campione italiano Giovanni Visconti al vicecampione dell’ultimo Lombardia Michele Scarponi, da Pietro Barilla al signor Lampre che di cognome fa Galbusera. Che c’era qualche ex da Gilberto Simoni a Massimiliano Lelli e che c’era mezza Rai, dal vicedirettore generale Gianfranco Comanducci a Gigi Sgarbozza,da Davide Cassani ad Andrea De Luca che, tra i giornalisti in gara, è stato l’unico che ha anche lavorato. La gara sono tre giri da 5 chilometri nel centro storico di Borgomanero un bel paesone che fa molto Piemonte dove i bar sono ancora pasticceria e dove il dolce della domenica è ancora la Bunet. Poco più di 25 minuti  attaccati alla ruota del professionista che ti sta davanti che va  più o meno come uno scooter.  Venticinque minuti di apnea con le gambe gonfie e il cuore in gola. A me è toccato Diego Caccia, bergamasco di Ponte San Pietro che corre per la Isd e ieri si è fatto mezzo Giro di Lombardia in fuga. E’  un passista con un bel sorriso scanzonato  e per lui andare a 45 all’ora è come per me fare una didascalia. Pronti via ed è stato come finire dentro a un frullatore con l’acqua che dalla sua ruota arrivava dritta sulla mia faccia,  i piedi bagnati dopo due pozze,  le mani ghiacciate a sfiorare i freni per non far bloccare le ruote sul pavè.  Chi il ciclista lo fa per mestiere arriva a tutta in fondo a una curva, la fa, poi si alza sui pedali e riparte. Normale, tutto assolutamente normale.  Tu provi a stargli attaccato dietro, vedi  il riflesso della sua ruota lenticolare, le tacche dei millimetri del canotto del sellino, vedi la sua catena che ogni tanto si sposta e quando scende capisci che  sta per scapparti via. E allora urli per chiedere una tregua, come nei patti alla partenza: “Diegooooo!!”. E non fai fatica a ricordartelo perchè il nome è lo stesso di uno dei tuoi tre figli.  Urli e provi a respirare profondo ma è già il tempo di frenare di nuovo, rialzarsi e ripartire. Secondo passaggio, seconda giro proprio come in un cronoprologo del Tour o della Vuelta. L’ammiraglia alle tue spalle che strombazza, lo speaker che ti dà il tempo , la moto della Rai che ti affianca e fa una ripresa con la telecamera. Tutto come in una corsa dei pro, tutto come si vede in tv, tutto come ti eri immaginato. Ma molto, molto più faticoso.