Venezia è sempre Venezia. E a Venezia spesso c’è l’acqua alta. E siccome correre una maratona con gli stivali non è cosa, il tanto sognato passaggio in piazza San Marco per i settemila runner che hanno partecipato Venicemarathon è rimasto nel cassetto. Bagnata dall’acqua alta la venticinquesima edizione della corsa è stata ancora una volta sotto il segno degli atleti africani in un duello, sia in campo maschile che femminile, tra keniani ed etiopi che si sono spartiti la posta. Partita da Stra, secondo tradizione, la gara si è conclusa in riva dei Sette Martiri, nei pressi dell’Arsenale. A tagliare il traguardo per primo è stato il keniano Simon Kamama Mukun in 2h09’35 che, dopo una lunga cavalcata, ha superato l’etiope Warga Sahle Betona che è scivolato, cadendo senza conseguenze, al terz’ultimo ponte in vista del traguardo dovendo così rinunciare al prevedibile duello in volata.    Ruoli invertiti per la maratona in “rosa”, con l’etiope Harun Haijmakda vincitrice in 2h28’02 sulla keniana Elisabeth Chemweno.   Per quanto riguarda i colori italiani buon nono posto, in campo maschile, per Migidio Bourifa, con un tempo di 2h15’18, mentre in quello femminile Marcella Mancini è giunta sesta in 2h37’23. I due sono questa vittoria si sono aggiudicati il titolo di Campione.  Nella hand bike ha vinto ancora una volta Alex Zanardi.   Sulle orme di Marco POlo da Venezia si finisce in cina. Più  precisamente  a Pechino dove pure si correva una maratona Ha vinto il venticinquenne etiope Gena Siraj  in due ore 14’45 davanti al 38enne sudafricano Gert Thys, secondo con un distacco di oltre un minuto davanti al kenyano Matthew Sigei. Nella gara femminile la cinese Wang Jiali ha vinto in due ore 29’31» davanti alle connazionali Chen Rong e Wang Xiaoshu.