Giornalista, maratoneta, papà. Soprattutto papà. Da qualsiasi parte lo prendo il dramma di Boston  per me è un pugno nello stomaco. Scrivo da tantissimi anni e ho raccontato morti e omicidi. In un certo senso putroppo avrei dovuto farci il callo. E un po’ è così, anche se poi ognuno nella professione fissa i propri paletti e segue la propria morale che lo porta a chiedersi fino  che punto è giusto scrivere e far domande in un momento di dolore. Però Boston è diverso. Oggi su tutti i giornali c’è la foto di Martin, 8 anni, morto mentre aspettava suo padre sulla linea del traguardo. Spazzato via ancor prima di cominciare a vivere sul serio. E allora mi chiedo che senso ha. E mi vengono i brividi a pensare quante volte sulla linea del traguardo ho trovato i miei figli sorridenti ad aspettarmi….