C’è il dubbio su ogni cosa: scalata, impresa, vittoria. Questa mattina comprando la Gazza che in prima pagina metteva Chris Froomee padrone del Mont Ventoux insieme a Tyson Gay e Asafa Powell mi sono sentito dire dall’edicolante: “tanto tra un paio d’anni rifanno i controlli e lo squalificano…”. Mi auguro non sia così ma la mano sul fuoco non la metto. Ma non cambia molto. Una grande impresa con il sospetto del doping diventa una giorno nero anche se l’australiano grida al mondo intero che lui non e’come Armstrong. Gia’, Armstrong da eroe e demonio di uno sport che ha contribuito a far grande con la sua storia, con la sua favola di uomo che ha vissuto piu’ vite. Ma ormai nel ciclismo ogni grande vittoria e’ di fatto sub iudice. E questo e’ il danno che sono stati capaci di fare tutti quelli che sulle indagini legate ai grandi nomi di questo sport hanno cercato gloria e notorietà. Questo e’ il danno di un’indagine infinita su Lance Armstrong, che si dopava come facevano tutti in quel periodo, e che nel presente non è servita assolutamente a nulla se non a sgretolare quella poca credibilità che il ciclismo aveva. Avessero speso tutti quei denari e quelle energie nella ricerca contro il doping che non si ferma e progredisce forse sarebbe stato meglio per tutti. L’effetto Armstrong e’ questo. La sua verità non ha portato a smascherare nessun complice, nessuna connivenza che c’è stata e anche in modo importante, altrimenti non si spiega come l’atleta più controllato della storia dello sport non sia mai stato trovato positivo. L’effetto Armstrong e’ quanto di peggio potesse capitare ad uno sport fantastico, umile, spettacolare e romantico come il ciclismo distruggendo la credibilità. Così ora mettiamoci il cuore in pace. Complimenti a tutti. Giudici, dirigenti, direttori sportivi, massaggiatori e corridori. I tifosi ovviamente ringraziano…