Fa un certo effetto vedere Alessandro Fabian seduto di fronte alla tua scrivania al Giornale. In jeans e camicia, senza muta  e senza bici. L’utima volta che lo avevo incontrato, qualche mese fa al Challenge di  Rimini, mi aveva passato via sul lungomare e mi ero accorto che era lui solo leggendo la scritta sul retro del body.  E’ stato un attimo.  Muta, cuffia  ed occhialini rendono tutti un po’ più uguali. Più giovani, più vecchi, più magri, più grassi, più simpatici. Certo, poi ci si tuffa e i campioni restano campioni e i brocchi brocchi. Così uno che ha fatto le olimpiadi, che quest’anno ha vinto il suo quinto titolo italiano e che nel 2016 ai Giochi di Rio ci andrà con tutta l’intenzione di giocarsela, pronti via e non lo vedi più. E così sarà domenica a Settimo milanese , dove l’azzurro è tra i testimonial del triathlon sprint di Laureus che partirà dalle vasche della Dds.  E’ il bello del triathlon: ti illudi di poter correre con i campioni. Ti illudi ma dura un amen perchè capisci all’istante che sono un’altra cosa. Fabian, senza muta e occhialini, è il ragazzo di 25 anni che deve essere. Magro come un chiodo, una bella faccia simpatica, parlantina svelta e idee chiare: “Faccio l’atleta perchè mi piace e perchè è il mio modo migliore di esprimermi. Faccio l’atleta perchè il triathlon mi emoziona ed è ciò che voglio fare e ho scelto di fare.  Perchè il monento della partenza è una scarica di adrenalina. A Londra, alle olimpiadi ci hanno tenuto tutti in una stanza grande come il tuo ufficio poi siamo sfilati tra migliaia di persone. E’ partita una musica che piano piano è diventata un battito cardiaco. Qualche secondo prima di tuffarsi l’unico rumore che sentivo era il battito del mio cuore che andava a mille…” . Sport vergine il traithlon, nel senso di puro. Nel senso che non è ancora del tutto business e questo fa la differenza. Però cresce, tantissimo negli ultimi anni. “E mi fa piacere- spiega il carabiniere Fabian– Ovvio che mi fa piacere perchè è il mio sport e se diventa di moda tanto meglio. Ciò che conta è che riesca sempre ad emozionarmi, a giustificare la voglia di allenarsi, di lavorare, di far fatica e sacrifici”. Che a un ragazzo di 25 anni potrebbero pesare come un macigno e che invece per fortuna non pesano. E allora tra una vasca e l’altra, tra una pedalata e l’altra, tra una corsa e l’altra trovi anche il tempo di far promozione nelle scuole dove i ragazzi ti chiedono quanto ti diverti e quanto guadagni. Capita. Capita soprattutto in un Paese dove il verbo è solo quello del calcio e dove tutto il resto è tutto sport minore. Anche il triathlon ovviamnete. Così  i conti non tornano perchè, come diceva sua mamma, le tabelline non sono mai state il suo forte e quindi toccava ripassarle in macchina tornando dagli allenamenti di nuoto. Tanti anni fa, le prime bracciate ma è andata avanti così fino alle superiori, senza gloria e senza infamia.  Fabian ora studia Scienze Motorie anche si mi pare di capire che faccia più fatica a concentrarsi sui libri che in in una gara dove si gioca un titolo o una vittoria.  Studia, fa esami ma la testa è sempre lì e si continua a ragionare per numeri anche se in questo caso sono ben fissati nella mente: ” Il 2016 le olimpiadi di Rio e il 2020 quelle di Tokio- fa i suoi conti- Avrò 28 e 32 anni e me la posso giocare a patto di migliorare la mia corsa. Però non scrivere che è il mio punto debole, devo solo lavorarci un o’ di più”. E sia. Nessun punto debole. A parte le tabelline.