Natale con i tuoi… Gli auguri, il pranzo, la sana lentezza di un pomeriggio che scorre finalmente adagio, una “Una poltrona per due”  e poi Alex Zanardi su Sky. Che per gli appassionati di  triathlon è un bel regalo di Natale. Ma non solo per loro. “Mi lusinga che ogni volta che taglio il traguardo ci sia qualcuno che grida al miracolo…” . L’ironman di Kona raccontato nella lingua di Castel Maggiore e’ quanto di più natalizio si possa trasmettere. C’è tutto ciò che ci piace ascoltare . C’è tutto il bene e la voglia di fare che servirebbe in un periodo in cui molte virtù sembrano annacquate, c’è una lezione che va al di la’ delle generazioni e che spiega come per arrivare dove si sogna non sono ammesse scorciatoie e che c’è sempre un modo per rendere fattibile qualcosa che sulla carta non sembra possibile. C’è il lavoro. C’è la passione. C’è l’applicazione. C’è la tenacia.  C’è il  valore sportivo. Ci sono le sue vittorie. C’è la testardaggine di un pilota che ha tasferito tutta la sua puntigliosità nelle sue braccia. Ci sono gli occhi vivi e vivaci di un uomo che ti cattura. E così l’Ironman diventa familiare tra un brindisi e una fetta di panettone anche a chi, fino a pochi minuti prima, non sapeva neppure cosa fosse. E così il mito di un Ironman che tanti sognano e che a Zanardi e’ arrivato in dono perché, come continua a ripetere “io sono un privilegiato…” diventa la storia di un uomo che fai fatica a non ascoltare.  “Io un esempio? Certo, va bene così ed è bello che questo sia il messaggio che arriva. Ma io resto Alex Zanardi con i miei sogni, i miei traguardi. Non mi sono mai sentito sfortunato ma ho sempre pensato a cosa avrei potuto fare con quello che mi era rimasto.” Perchè poi alla fine ognuno decide da sè quale deve essere la direzione in cui vuole andare. E ognuno in una storia, in un gesto, in un traguardo vede ciò che vuole vedere. “Mi piace l’idea che ognuno creda ciò che vuole credere. Su una delle ultime salite nelle maratona di Kona, c’era una signora che vedendomi arrancare perchè avevo i guanti fradici di sudore che scivolavano sulle ruote della carrozzina, faceva un tifo infernale e mi diceva di non mollare perchè ero il suo mito. Io in realtà non avevo pensieri così mistici. In realtà stavo smadonnando come non mai ma lei certo non poteva immaginare…”. Già, immaginare. Immaginare è un verbo che per Zanardi si può coniugare in tanti modi, si ha quasi la sensazione che sia la sua prima benzina. Immaginare di tornar a Kona, tanto per cominciare, “perchè ho visto e rivisto la gara e soprattutto nei cambi posso limare parecchio…”. Immaginare la prossima sfida. Immaginare il giorno in cui appenderà tutti i suoi sport al chiodo “e quando arriverà lo farò senza drammi. Ho promesso a mia moglie di portarla a fare un pic-nic sui colli e poi c’è sempre una canna da pesca che mi aspetta…”. Immaginare quale sarà la prossima impresa che  prenderà corpo “che ancora non ho deciso anche perchè come sempre le grandi sfide nascono per caso.  Come con l’Ironman. Uno si alza una mattina e decide che è arrrivato il momento per poi ritrovarsi a dire: bravo Sandrino, hai fatto anche questa…”