Seconda puntata. Due articoli sul doping in due giorni, alla vigilia di Ferragosto, quando tutti postano le loro foto in sella dal Pordoi, dallo Stelvio, dai laghi sono quanto di peggio di possa fare giornalisticamente parlando. Pazienza. C’è però qualche altro punto da chiarire. Oggi sull’edizione on line del Foglio il collega Giovanni Battistuzzi intervista un medico sportivo che, senza troppi giri di parole, ammette di aver dopato gli atleti che seguiva e non è per nulla pentito. Non Epo o altre bombe, va chiarito, ma poco cambia in realtà: “Come medico mi sono sempre rifiutato di ricorrere all’Epo anche se so per certo che molti dei miei atleti lo utilizzavano comunque- dichiara al Foglio- ma ho sempre avallato il ricorso al cosiddetto doping ematico autogeno, pratica che permette di aumentare le prestazioni di un 6/8 per cento senza avere particolari controindicazioni e soprattutto senza causare gli scompensi tipici di una prolungata permanenza ad alta quota. Il mio comportamento era illegale, ma la salute dei miei atleti era garantita. Non so se eticamente ho sbagliato o fatto bene, ma non mi rimprovero nulla”.  Nella lotta al doping non ci sono mezze misure: o si sta da una parte o dall’altra. E i medici, al di là di ogni scrupolo di coscienza, dovrebberò stare dalla parte giusta. Che è una sola. Non ci sono altre vie. I medici dovrebbero essere l’avamposto di controllo, l’ultima barriera. Continuo a sperare che sia così. E’ vero, ci si dopa da sempre. Ma non è una giustificazione. E non è neppure una giustificazione il fatto che ormai lo sport è spettacolo e se si vuole uno spettacolo di prim’ordine che attiri spettatori e sponsor qualche concessione bisogna pur farla. E’ il fine che giustifica i mezzi. “Lo sport ha progressivamente perso la sua dimensione di attività fisica e si è trasformato in uno spettacolo- racconta ancora il medico intervistato dal Foglio– E’ un prodotto da assimilare all’arte, al cinema o alla musica e quindi continuare a ragionare di etica sportiva senza capire questo passaggio non solo è fuorviante, è insensato. Se nessuno si scandalizza se un artista assume sostanze proibite per dipingere o suonare, perché si dovrebbe scandalizzare per un atleta che ricorre a sostanze proibite per migliorarsi e creare spettacolo? Mi rendo conto che è una estremizzazione del problema, ma la questione andrebbe affrontata e un ripensamento etico sul problema andrebbe fatto. Non si può continuare nell’inquisizione sportiva senza riflettere approfonditamente sulla faccenda”. Etica? Inquisizione sportiva? La scalata del Tourmalet come un concerto degli AC/DC?  C’era una volta , c’è ancora e probabilmente ci sarà sempre una cultura del doping. Ma se resiste è anche perchè c’è chi ragiona così.