30uovaIl primo iscritto è Oriano Polito che, come spiega il suo ben informato profilo Facebook,  vive a Battipaglia e ha studiato all’Università di Salerno. Ma questa volta  la laurea non gli servirà. Dovrà allenarsi, piuttosto. Primo due volte. E’ il primo iscritto al primo triathlon “30 eggs live off road”  http://www.30eggstrentova.it/  che si correrà il prossimo 9 ottobre nella baia di Trentova ad Agropoli. Un triathlon in moutainbike. Un triathlon  là dove il  parco del Cilento si affaccia in un bell’angolo di mare all’ombra dello Scoglio di Trentova, famoso perché, racconta una leggenda, sotto una delle sue grotte furono trovate trenta uova di gabbiano o di tartaruga marina. E trenta uova in dialetto cilentano diventano Trentova. Che però fa tanto Benvenuti al Sud, fa poco “internescional”, fa ciò che l’intuizione e l’ironia partenopea di Luca Lanzara, organizzatore e presidente di Aurora Triathlon, hanno tradotto in un titolo e in una locandina degni di un mondiale di surf nella Sunshine Coast australiana. Succede da queste parti dove il sole, il mare, l’aria buona e le ombre lunghe dei tramonti aiutano a pensare. Dove le mozzarelle sono mozzarelle e dove le percoche profumano davvero e nel vino ancor di più. Così può succede che un piccolo angolo di paradiso tra poco più di un mese, per intuizione e scommessa, diventi il posto perfetto per un triathlon che dopo 400 metri di nuoto in una baia che sembra una piscina, si arrampicherà per 10 chilometri per i sentieri di punta Tresino tra single track e  a picco sul mare fin sù a Santa Maria di Castellabate. Per poi ritornare veloce nel cuore della Baia. Dove toccherà correre. Non tanto, non troppo. Tre chilometri, ancora in sterrato e ancora in riva al mare che qui è una costante, perchè c’è. E meno male che c’è. Fine. E allora via al primo iscritto e al primo triathlon delle TrentaUova che andava bene anche così. Anzi, trovarne di gare così. Però vuoi mettere un pizzico d’inglese, vuoi mettere “Trentaeggs, triathlon live off road…”. Tanto è gratis, non costa nulla. E poi, come dicevano Totò e Peppino: “Non facciamoci riconoscere…”

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