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Guardi la gara, le immagini della sfida, il mare della Sardegna, i campioni che sfilano via veloci e ti innamori del triathlon. E’ una scintilla. E’ un nastro che si riavvolge veloce e  ti riporta su un’isola meravigliosa di cui senti ancora i profumi. Di cui ricordi il calore del sole,  i sapori e le ombre lunghe della sera di una vigilia spazzata dal maestrale.  Così, in piena stagione delle piogge, qual è questo novembre dove il Nord è quasi tutto sott’acqua, il racconto di Icarus 2.0 Plus del Challenge Sardinia sono dodici minuti di fuga verso il migliore dei mondi possibili. Sono un pomeriggio di sole quando alle quattro e mezzo e già buio,  una spiaggia dove cerca approdo la tua malinconia.  Sono le azioni meravigliose di Giulio Molinari e Sara Dossena, giovani, scattanti, leggeri e imprendibili. Sono la fatica  la gioia di tutti, dal primo all’ultimo, uguale, intensa e appagante. E’ questo il triathlon. “I quattro elementi” come racconta perfettamente Alessandro Degasperi che tra pochi giorni si giocherà un nuovo Ironman a Cozumel in Messico: “L’acqua del mare, la terra e l’aria della bici e della corsa. il  fuoco che è l’energia che serve. La fiamma che ti tiene acceso e ti permette di fare uno sforzo così…”. Perfetto. Volti tesi prima di tuffarsi in mare, sofferenti quando si pedala, smorfie di dolore a sublimare un sacrificio che diventa sempre più grande col passare dei chilometri. Ma  volti che si illuminano. Luminosi sempre. Perchè comunque vada, come racconta Martina Dogana, il triathlon  è uno stile di vita: “Che ti chiede sudore, fatica e tanta disciplina ma ti rende indietro tutto. Ti rende le emozioni…”. E  oggi che siamo sempre meno abituati ad emozionarci il triathlon è una via di fuga. Che ci permette  restar vivi anche  cinquant’anni, di ribaltare il tavolo quando la routine rischia di annientarci e di sentire il profumo della salsedine anche quando fuori piove e la nebbia cancella l’orizzonte…