14317337_682283291920056_1342269352340694326_nA Ivan Risti io farei allenare i miei figli… Che poi , se uno ci pensa è la responsabilità più grande. I ragazzini sono fogli bianchi su cui si può scrivere di tutto e non sempre “mister”, educatori ed “espertoni” vari scrivono ciò che andrebbe scritto. E non solo nel calcio dove già a nove-dieci anni  troppi (genitori in primis) sono convinti i avere a che fare con campioncini da allevare come polli in batteria e non con giovani da costruire nelle fondamenta di una cultura sportiva che, a quell’età, deve essere solo gioco e divertimento. Ma tant’è. Poi però leggi una bella intervista al vice capitano della Dds su My Fitness Magazine http://www.myfitnessmagazine.it/2016/12/20/ivan-risti-lironman-nel-cuore-sognando-le-hawaii/è un po’ ti rincuori perchè capisci che lo sport anche a certi livelli può essere ciò in cui credi anche tu,  un messaggio che non fa rima con esasperazione.  Risti, trentasei anni, già azzurro nella nazionale di Triathlon , tricolore di Aquathlon, nello Sprint e con parecchie medaglie in bacheca, da qualche anno è passato a correre le distanze lunghe. Ha esordito nell’Ironman  tre anni fa Brasile con un settimo posto a Fortaleza e quest’anno è arrivato terzo in Francia a Vichy dove, scherzando, aveva raccontato che era andato a fare le cure termali. “Sto studiando da Ironman…” mi aveva detto qualche tempo fa nell’atrio della Dds dove lo avevo incontrato a fine di un allenamento. Ma non sempre basta studiare. Per star davanti tra i pro, per arrivare a tuffarsi alle Hawaii nelle acque mondiali di Kona servono talento, applicazione e un pizzico di fortuna. Ma soprattutto serve il buonsenso. Vale per chi si gioca le vittorie ma vale per tutti,  anche per uno come Risti che nel mirino il 2 aprile ha già messo l’Ironman del Sud Africa: “Preparare un Ironman è un sacrificio che va condiviso con i propri cari perché se manca l’armonia in famiglia non si riesci ad allenarti con fiducia- spiega Risti a My Fitness- Il risultato si ottiene con il lavoro quotidiano nell’ombra. Ci sono atleti che ci hanno messo 20 anni  per costruire una vittoria, anni di allenamento per un giorno di gara. La stessa cosa vale per  l’Ironman: è una gara che va costruita nel tempo, giorno dopo giorno”. Con determinazione ma senza gli eccessi che trasformano la gioia in una fissazione: “Sì, può succedere di esagerare- spiega Risti- Ma la risposta è nell’intelligenza delle persone. Ho visto gente distruggersi fisicamente perché si allenavano in modo troppo “artigianale”. Per questo prima dicevo che l’allenamento va condiviso con la famiglia o i propri cari, perché è anche un modo per tenere l’equilibrio e calare lo sport nella vita reale”. Tutte le persone mediamente allenate possono fare un ironman. Che è però una mezza verità. Perchè una gara così è cinquanta e cinquanta tra fisico e testa, ma forse la percentuale non è esatta perchè, puoi essere allenato finchè vuoi, ma se poi gli ordini di andare avanti non partono più metti la freccia e accosti: “La prima cosa che consiglio è di iscriversi alla gara- spiega Risti–   E da lì inizia la preparazione. Questo vale per tutti, anche per noi professionisti: avere l’obiettivo chiaro e preciso davanti è importantissimo. Allenarsi perché “tanto prima o poi farò qualcosa” non va bene. In una gara di Ironman la cosa che conta è la motivazione: devi allenarti e fare sacrifici ogni giorno, questo vuol dire per chi lavora svegliarsi due ore prima per allenarsi o saltare cene e aperitivi con gli amici o dedicare meno tempo a figli e famiglia. Il  mio amico Daniel Fontana mi ha insegnato che se in un Ironman non hai almeno due momenti di crisi vuol dire che non hai fatto davvero un Ironman.  Devi saper affrontare queste crisi e vale per tutte le cose della vita che prevede  imprevisti e  momenti difficili. E’ un errore affrontare un Ironman pensando che tutto andrà liscio perché “tanto io ce la faccio”. Nello sport ci vuole tanta umiltà, soprattutto in quelli di fatica…”