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Ventinove anni sono l’età giusta per fare un’olimpiade per pensare che se ne può  fare un ‘altra ma anche, evidentemente, che si possono  aggiungere  fatica a fatica e chilometri a chilometri.  Dipende dalla voglia, dai sogni che uno ha e, forse, dipende anche un po’ dal destino.  E Alessandro Fabian , il carabiniere azzurro del triathlon, 14mo agli ultimi Giochi di Rio, al suo destino va  quasi sempre incontro sorridendo. E’ il suo bello. Con quell’aria un po’ guascona che sembra quasi sia lì per caso a giocarsela con i migliori. Per caso però ai suoi livelli non si fa quasi nulla. Anzi nulla. Figurarsi un mezzo Ironman. E così il video su Facebook i cui annuncia che sarà al via il 18 giugno nel 70.3 di Pescara non è una goliardata dopo una serata al pub tra gli amici.  Per tanti motivi. Perchè  è un professionista, perchè è un ragazzo serio, perchè non credo abbia voglia di far figure, perchè sa di avere parecchi occhi puntati addosso e perchè sa perfettamente cosa significa anche per un campione come lui allungare la distanza.  E’ un po’ come  per un pugile andare a combattere in una categoria di peso superiore… Ma  ventinove c’è la tranquillità di chi non è più un ragazzino e sa di aver fatto tutto quello che c’era da fare.  “Cosa faro dopo le olimpiadi non lo so, me lo chiedono in tanti…- mi aveva detto  alla vigilia del suo triathlon olimpico a Rio-  Vorrei tornare un po’ a vivere e ho due o tre progetti in testa sempre legati al triathlon…”. E uno era forse questo. Qualche bracciata in più , qualche chilometro in più per provare a capire che effetto fa. Per andare a misurarsi su un terreno che non è il suo ma che potrebbe diventarlo. Per capire che strada prendere.  “Vi capita mai di provare quel senso di incertezza nell’imboccare una strada che non conoscete? – racconta Fabian sul suo sito- C’è un po’ di timore, perché se sbagliate dovrete tornare indietro, interrompere l’allenamento e cambiare l’itinerario. Ma quando invece riuscite a trovare un nuovo percorso, seguite il vostro istinto la sentite anche voi quella sensazione di libertà? A me è capitato spesso. Tante volte ho sbagliato e ho dovuto tagliare la collina a metà per ritrovare la strada, oppure sono dovuto tornare indietro in bici perché la strada si interrompeva. Una scocciatura infinita, ma era il rovescio della medaglia. Quando però sono riuscito a trovare una nuova strada, magari con un paesaggio favoloso beh… la soddisfazione mi ha ripagato di tutto…”