vinoIl buon “vino” si fa in tre. E’ l’ultimo della lista Alexandre Vinokourov,  il pluridecorato campione kazako di ciclismo e ora team manager dell’Astana  pochi giorni fa ha debuttato nell’ Ironman di Copenaghen con il tempo di  9h04’16” strappando il biglietto per Kona alle Hawaii  il 13 ottobre dove si giocherà il titolo di categoria. Sono parecchi gli ex professionisti del ciclismo che hanno cercato e cercano nuova gloria nel triathlon. Senza considerare Lance Armstrong che col triathlon ha cominciato ed al triathlon è tornato dopo la bufera che l’ha travolto, basta ricordare  Laurent Jalabert, Fabian Cancellara, Cameron Wurf , Andrew Talansky e chissà quanti altri verranno. “Vino” sulle strade danesi ha volato i 180 chilometri in 4 ore e 19 minuti, a meno di un minuto dal vincitore il francese Cyril Viennot, segno che in bici ci sa ancora andare e segno che (più o meno) è ancora su livelli di quando vinceva Vuelta, Liegi e molto altro ancora. Niente da dire. Ma qualcosa va detto. Fa piacere che campioni  vengano a “divertirsi” nel triathlon, lungo, medio, corto perchè è un segno ulteriore della crescita di uno sport che fino a qualche lustro fa molti non conoscevano neppure. Fa piacere se non diventa una cosa seria, se non diventa l’ improbabile “colpo di coda” di una carriera perchè allora fa  di tristezza e sembra un po’ come quelle partite tra vecchie glorie, come quei match tra pugili suonati. Non solo. Resta il disagio di vedere gareggiare gli ex professionisti nelle stesse categorie degli amatori anche se poi gli “amatori” che si giocano premi e vittorie non sono quelli che si allenano quando possono, che rubano un’uscita di bici tra un week end e l’altro e che spesso s’improvvisano. Mondi diversi e storie diverse. Che qualche volta non sono neppure del tutto cristalline.