ciccoSul Mortirolo batte il cuore ma  battono anche i denti.  Tappa d’altri tempi, recita la retorica del ciclismo. Tappa di montagna,  fredda e buia, da ammiraglie con i fari accesi, di mantelline messe e buttate via, di distacchi, di litigi prima della volata, di maglie rosa che resistono, di squali che attaccano e di cronoman che non mollano ma perdono minuti. Tappa di pioggia che ti bagna e ti gela, che ti fa tremare, che non riesci più a fermare le labbra, che non vedi l’ora di una doccia calda,  di finire, di arrivare e vada come vada. E va benissimo a Giulio Ciccone, che fa rima con  Vito Taccone, lui pure  scalatore e orgoglio d’Abruzzo. Una promessa ormai mantenuta. Il ragazzino di Chieti, che tre anni fa al Giro aveva già vinto e fu il più giovane di sempre a farlo, oggi concede il bis. Ma è un’altra cosa, tutta un’altra storia. Nella tappa del Gavia che non c’è più, c’è il Mortirolo che basta e avanza a ritagliarsi una pagina di gloria. Gloria sempiterna che solo la salita regala. La bici ha  senso solo quando si scalano le montagne. Non c’è discussione. Chi ama pedalare  sa quanto sia duro un allenamento in pianura. Non ti passa mai. Sudi, pedali, cerchi di far finta che non ci sia vento ma alla fine sei sempre lì. Con il campo di granturco a fianco,  con la risaia, con l’infinita  fila di pioppi, con quel rettilineo che il riflesso del sole fa sembrare l’asfalto una via d’acqua.  La salita invece vola via. La fatica è doppia, tripla, infinita ma ti scivola addosso, è il prezzo da pagare per salire in alto, per avvicinarsi alla gloria. Vale per Ciccone ma vale per tutti, dal primo all’ultimo in gruppo, dal primo all’ultimo degli amatori.  Certo ci butti l’anima sullo Stelvio, sul Pordoi o sul  Mont Ventoux. Ci lasci qualche anno di vita sul Mortirolo soprattutto in una giornata da tregenda come quella di oggi, su quei tornanti che se li fai a tutta ti viene la nausea, che dopo quarto d’ora hai le gambe di marmo. Il ciclismo ha senso solo in salita perchè in salita si è fatta la storia di uno sport che sa essere epico anche nel presente e nel futuro. Perchè in salita si vincono Giro e Tour. Ma soprattutto perchè  in salita si perdono. E perchè in salita c’è gloria per tutti, per chi vince ma anche per chi è battuto.  Questo sta scritto da qualche parte e questo si devono essere detti Vincenzo Nibali, Richard Carapaz e compagni quando hanno visto Primos Roglic che si staccava sui primi tornanti e hanno deciso di far una squadra sola fino a Ponte di Legno. Domani si sale ancora fino ad Anterselva, altre montagne e un’ altra salita. E’ un attimo colorarla di rosa…