Cima vince al Giro, un metro per sfuggire alla balena
Meno di un metro separa due corse. Meno di un metro che dopo 150 chilometri di fuga sono pugni che si alzano al cielo e pugni che battono sul manubrio per la rabbia. Meno di un metro tra Damiano Cima e Pascal Ackermann, primo e secondo ad un niente ma lontanissimi. Due mondi distanti. Chi fugge e chi insegue, chi non sa se riuscirà ad arrivare prima del gruppo e chi è invece sicuro che il gruppo lo riporterà in tempo là davanti a giocarsi lo sprint. Chi si gioca la vittoria della vita chi l’ennesima volata. Raro che in una tappa da velocisti una fuga arrivi. Raro ma non impossibile. Basta crederci. Basta continuare a pedalare, scacciare i pensieri e non pensare a nulla: nè quanto manca, nè a quanto stanno quelli dietro, nè se perdono, se recuperano, se arrivano, se non arriveranno mai… Due corse. Davanti quella del giovane di belle speranze della Nippo Fantini che questo Giro lo ha praticamente corso in solitaria visto che è stato in fuga per più di 900 chilometri, e dietro quella del gruppo, quella degli altri, della maglia rosa, dei velocisti, dei gregari che fanno due conti e a un certo punto decidono ti vengono a prendere. Davanti si va a tutta e dietro di conserva, nè piano nè forte, in attesa dell’ ordine di fare sul serio. Davanti si conquista la ribalta delle telecamere per qualche ora, dietro si chiacchiera. E’ il refrain delle tappe come quella di oggi, 222 chilometri da Valdaora a Santa Maria di Sala. Tappe veloci, di attesa, dove si tira un po’ il fiato prima della battaglia finale, prima della tempesta. Di solito il gruppo per un po’ lascia fare ma la fine è scritta. E allora Cima e i suoi due compagni di avventura Nico Denz della AG2R La Mondiale e Mirco Maestri della Bardiani-CSF se ne vanno in libera uscita. Uno, due, sei minuti…basta. E invece no, questa volta non basta. Il gruppo è come una balena che nuota a tutta velocità a fauci aperte verso le sue prede ma i tre sfuggono, resistono, non hanno esitazioni, non si girano, testa bassa fino alla fine perchè, anche se vincerà uno solo, meglio secondi e terzi che inghiottiti. Arrivano a un soffio da quel traguardo sognato per ore. Denz e Maestri finiscono nella pancia del “mostro” che li raggiunge a tre metri dall’arrivo e se li mangia, scompaiono dopo tanta inutile fatica. Cima invece taglia il traguardo un secondo prima che il morso lo afferri. Primo. Primo per qualche centimetro che premia il coraggio e dà scacco alla presunzione.