Il ciclismo in quarantena…
Le ultime due tappe del Uae Tour, il giro ciclistico degli Emirati Arabi Uniti, sono state cancellate dopo la conferma di due casi di coronavirus tra i membri dello staff. Lo annunciano su twitter gli organizzatori con poche righe che bastano e avanzano a far salire la psicosi di un contagio che ormai dilaga. Due membri italiani dello staff di una squadra che partecipava al tour sono risultati positivi al virus e la “decisione è stata presa per assicurare la protezione di tutti i partecipanti alla gara,» ha riferito il Comitato organizzativo, dicendo che «la sicurezza è la nostra priorità assoluta». Il ministro della Salute ha annunciato che tutti i partecipanti alla gara, incluso lo staff amministrativo e gli organizzatori verranno esaminati attraverso degli screening periodici e che tutte le procedure, incluse quelle di quarantena, verranno attuate per assicurarsi che il virus non si diffonda. L’ Uae Tour finisce qui quindi, con due tappe in meno e con la vittoria finale che viene assegnata ad Adam Yates. Il resto è cronaca nota di questi giorni: squadre bloccate negli hotel, accertamenti medici per tutti, facce attonite, il tempo che si ferma in attesa degli esiti dei tamponi, stanze blindate e quarantene più o meno annunciate. Il ciclismo ai tempi del coronavirus rischia di scomparire perchè qui o si pedala oppure ci si ferma. Non ci sono mezze misure. Non ci sono stadi da svuotare, porte da chiudere, surreali dirette tv senza pubblico. Non si può pedalare su strade chiuse, non è possibile e non ha senso. E dagli Emirati Arabi alle Strade bianche, alla Milano-Sanremo, l Giro è tutto un rincorrersi di domande, di dubbi e di paura. Se il virus la spunta riuscirà a fermare le bici che sono fermate solo per le due Guerre. E non è un bel segno.