E chi li sente i francesi adesso. Era da ventitrè anni che  aspettavano di vincere il mondiale di ciclismo. L’ultimo a portare la maglia iridata dalle loro parti nel ’97 era stato Laurent Brochard  che aveva messo dietro tutti a San Sebastian in Spagna. Ma i cugini forse non lo ricordano troppo volentieri visto il caos che l’aveva travolto per lo scandalo doping della Festina. Comunque il titolo se lo erano tenuto stretto e ora in bacheca ci metteranno a fianco anche quello che ieri a Imola Julian Alaphilippe ha vinto da campione qual è.   Una gara perfetta, su un circuito perfetto inventato in un paio di settimane, con avversari perfetti  da Wout van Aert Marc Hirschi  a Michal Kwiatkowski a Jakob Fulgsang che hanno provato inutilmente  ad acciuffarlo.  E’ andata come molti avevano pronosticato perchè “D’Artagnan” è un finisseur coi fiocchi  e quando a  una decina di chilometri dal traguardo riesce a prendere una manciata di secondi bisogna solo sperare che buchi. Per fortuna non è successo e così il francese è arrivato da solo.  Un sogno per il 28nne della  Deceuninck-Quick Step tutto dedicato a suo padre Jacques morto dopo una lunga malattia pochi mesi fa e che fino alla fine lo ha seguito sulle strade del mondo: chissà cosa avrebbe dato per esserci oggi. Un sogno anche  per il suo direttore sportivo di Davide Bramati che non vedeva l’ora di esultare dopo una stagione che sembrava maledetta con gli incidenti capitati a  Fabio Jakobsen e a Remco Evenepoel che hanno rischiato la pelle. Un sogno per i francesi che l’anno scorso avevano accarezzato l’idea che “Loulou” potesse  vincere il loro tanto amato Tour perchè anche quello non lo vincono da qualche annetto, da quando nell’85 a Parigi in giallo ci arrivò un certo  Bernard Hinault che però era un bretone abituato a bere birra anche con le cozze…  Julian invece è della Valle della Loira, non un parigino ma neppure un “terrone” del Nord,  viene lui pure dal ciclocross e dalla Sanremo alla Freccia Vallone alle Strade Bianche oltre che un bel po’ di tappe al Tour  è uno che ha già vinto abbastanza per scrivere un bel pezzettino di storia ciclistica francese e non solo francese. E i cugini a queste cose ci tengono e se le ricordano. Così non ci hanno messo un attimo ad aprire il sito dell’Equipe con una foto a tutta pagina e, c’è da giurarci, la stessa cosa faranno ( giustamente) domani con le edizioni cartacee. “Alaphlippe Roi du monde!”, come al solito un po’ esagerano ma come dar loro torto. Che in Francia non è che tra rugby e calcio abbiano storie meno gloriose e vittoriose. Però se un loro ciclista vince il titolo mondiale non si fanno pregare. Se c’è da far spazio si fa spazio mica “pizza e fichi”. Mica come dalle nostre parti che Filippo Ganna che scrive la storia  a 53 orari finisce in un richiamo in basso tra Conte che abbraccia finalmente Vidal e Pirlo che ha un dubbio se far giocare Morata o Kulusevsky.  Antipatici ‘sti francesi però un po’ mi fanno invidia…