Lo sport resiste. Ci prova almeno. Ci prova il Giro tra tamponi, positivi, squadre che si ritirano, ciclisti  che trattengono il fiato e incrociano le dita. Ci prova il calcio con gli stadi vuoti, mezze squadre in quarantena, inutili polemiche tra leghe, società, asl e presidenti. Ci vorrebbero tanto provare anche provare anche amatori e dilettanti che però il Dpcm del presidente Conte ha messo fuorigioco. Ma soprattutto vorrebbero tanto resistere tutti quei ragazzi che ogni giorno vanno al campo, in piscina, in bici, corrono, sudano in pista…insomma si allenano.  “Se guardo i numeri degli altri Paesi le nuove misure sono necessarie per evitare di arrivare a quei livelli- ha spiegato il ministro della Salute Roberto Speranza-  L’idea di base è l’irrigidimento delle misure con una distinzione di base tra attività essenziali e non essenziali perché abbiamo necessità di limitare i contagi. Interveniamo adesso con più forza sulle cose non essenziali per evitare di dover incidere domani sull’essenziale che per il governo è rappresentato da lavoro e scuola…”. Come dargli torto. Ma forse sfugge un dettaglio. Lo sport per i ragazzi non è solo divertimento ma fa parte della crescita di ognuno.  Permette di socializzare, di capire quanto sia importante il rispetto delle regole, la perseveranza, la conoscenza di sé stessi e dei propri limiti, per affrontarli e superarli. Lo sport non è un hobby. Certo, non è facile per chi governa venire a capo di un’emergenza come questa. Qualunque sia la decisione si rischia di sbagliare. Ma è un errore anche considerare la pratica sportiva un’attività non essenziale come invece sono scuola e lavoro, anche perchè lo sport per tantissime persone è lavoro. E se le scuole  e il lavoro vanno difesi fino all’ultima stilla di energia la stessa cosa si deve fare per la pratica sportiva dei giovani cercando con ogni mezzo di renderla sicura, protetta, non fonte di contagio. Lo sport in un momento come questo dà sollievo ma soprattutto dà speranza. Scritto con la minuscola…