“Che orgoglio! Si sono conclusi a Plovdiv gli Europei di ciclismo. Tante soddisfazioni per i nostri atleti azzurri, che si sono guadagnati più volte il podio. L’Italia chiude con una pioggia di medaglie: ben tre ori, sette argenti e quattro bronzi. Complimenti a tutti gli atleti italiani, che ci hanno reso davvero orgogliosi, soprattutto in un momento difficile come quello che stiamo vivendo…”.  Così commentava pochi giorni fa le imprese degli azzurri il ministro dello sport Vincenzo Spadafora. C’è sempre spazio ed è sempre il tempo per l’orgoglio nazionale, ci mancherebbe. Ma in questo momento i cui gli atleti provano a “resistere” serve altro. Lo sport rischia il default e, ad eccezione del calcio di Serie A che da anni vive in un mondo irreale con  ingaggi assurdi e bilanci in rosso, gli applausi fanno piacere ma non bastano.  Serve un piano Marshall per uno sport che rischia, ad emergenza finita, di ritrovarsi tra le macerie perchè molti atleti si perderanno per strada (fare sport costa e molte famiglie i soldi dovranno usarli per fare la spesa e pagare le bollette), perchè molte società sportive alzeranno bandiera bianca (e molte lo hanno già fatto) e perchè il volontariato che fino ad oggi ha tenuto in piedi buona parte del settore sportivo amatoriale si sarà polverizzato chissà dove. Sembra un’Apocalisse. Forse non lo è ma certo non è una bella prospettiva. Anche perchè le scelte di chi governa sembrano ancora fatte ancora con il pregiudizio che porta a considerare la pratica sportiva un hobby,  attività non essenziale come invece sono scuola e lavoro. Ma anche lo sport  è lavoro ed è un indispensabile investimento sociale che ci rende tutti orgogliosi quando porta vittorie. Ma così non dura…