«Questa corsa sarà un suicidio. Abbiamo livelli di inquinamento così alti e ora abbiamo anche di coronavirus…». Arvind Kumar, fondatore della Lung Care Foundation non usa mezzi termini per presentare la mezza maratona he si correrà domani a New Delhi in India. «Con la presenza della doppia minaccia se le persone continuano a correre nonostante sappiano tutto, beh, non ho parole per esprimere la mia angoscia». E poco importa se in gara ci saranno solo top runner. «Che tu sia un professionista internazionale o un ragazzino di un villaggio, il potenziale di un agente dannoso rimane lo stesso- spiega Randeep Guleria, medico e direttore dell’All India Institute of Medical Sciences, il principale ente di ricerca del Paese- Questa gara non dovrebbe tenersi. A causa degli alti livelli di inquinamento atmosferico, fare esercizio all’aperto con questo tempo a volte può portare ad un aggravamento dei problemi polmonari». La mezza di New Delhi vedrà al via 49 atleti tra cui la detentrice del record mondiale di maratona femminile, la keniota Brigid Kosgei, e il due volte vincitore maschile, l’etiope Andamlak Belihu mentre migliaia di dilettanti parteciperanno «a distanza» registrando i propri tempi su una app che poi permetterà di stilare una classifica sul sito della manifestazione. Gli organizzatori assicurano «il più alto livello di standard di sicurezza, con zone biosicure» per la gara che inizierà dallo stadio Jawaharlal Nehru. Ma con New Delhi che registra più di 500 mila casi di Covid e la qualità dell’aria nella capitale più inquinata del mondo che oscilla tra «malsana» e «pericolosa», gli esperti di salute hanno detto che gli atleti dovrebbero pensarci due volte. E viene da chiedersi che senso ha correre lo stesso.