L’impresa di Lorenzo Catti, l’ultrarunner che non potendo uscire dai confini del proprio comune per il lockdown ha corso in tutte le vie di Caronno Pertusella per più di 86 chilometri in 8 ore e mezzo,  è servita principalmente a raccogliere fondi per aiutare l’ospedale di Kalika, in Nepal. Una struttura che è il frutto della passione e della voglia di lasciare un segno di due alpinisti italiani, Mario Merelli e Marco Zaffaroni  e dell’aiuto di una Onlus italiana La Goccia. I lavori iniziarono più di quindici anni fa: «Tornavamo da una spedizione, non mi ricordo nemmeno quale- raccontava qualche tempo fa Zaffaroni- Eravamo in una pizzeria, io e Mario, e ci dicevamo, un po’ in italiano ed un po’ in dialetto, che sarebbe stato bello fare qualcosa anche noi, lasciare un segno tangibile in Nepal, che negli anni ci aveva dato tanto…».  Zaffaroni, alpinista di lunga data, racconta così la nascita di un progetto che  ha portato al presidio sanitario Kalika, nel basso Dolpo una delle zone più povere del Nepal. Nel 2009 viene fatta l’inaugurazione, ma l’ospedale non ancora terminato ed entra in funzione solo un anno dopo con un medico, un medico di laboratorio, due infermiere e un inserviente. Nel 2012 Merelli scompare ma l’ospedale va avanti sostenuto dalla Onlus Bistari Bistari che raccoglie il testimone.  Oggi il Kalika Family Health Hospital è una realtà importante per la zona che dà aiuto a una trentina di persone al giorno che arrivano da fino a 5 giorni di cammino dai tanti villaggi e a una popolazione di diciotto mila mila persone, anima più, anima meno. La struttura è l’unico presidio sanitario permanente nella zona e lo staff è locale: il medico è un ragazzo nepalese, il tecnico di laboratorio è di Katmandu ed ha studiato lì, le infermiere sono di Kalika, ma hanno studiato a Nepalgangi.  Un ospedale in quel posto dimenticato ha cambiato la vita di molti se solo si  considera che da quelle parti il 90% dei parti avviene in casa e la percentuale di madri che muoiono mettendo alla luce il proprio figlio è del 3% con una mortalità infantile che raggiunge il 50% nel primo anno di vita.  Un ringraziamento particolare in tutta questa storia va anche a Parajuli, il proprietario e fondatore della PrestigeAdventure l’agenzia a cui  Zaffaroni si affida da sempre per le sue spedizioni in alta quota: ” Parajuli sembra un po’ un mercante dedito alla tratta delle bianche dei libri del Salgari, e un po’ un trafficante internazionale d’oppio- scriveva tempo fa l’alpinista lombardo sulla sua pagina Facebook– Ma è la persona di cui io in Nepal mi fido… Mi ha  spiegato del terremoto, dove e quali sono le zone più colpite delle centinaia di villaggi completamente rasi al suolo e delle centinaia e centinaia di vittime nelle zone di pianura o media montagna. Senza di lui noi di ospedali a Kalika non ne avremmo mai costruiti..”