“Nibbali” con due “b” come dicono dalle sue parti in Sicilia, terra vera.  Vincenzo Nibali che si porta dentro il sorriso, l’umiltà e il pudore antico delle sue genti che anche quando trionfano sanno rimanere semplici. Ma anche quando perdono e quando, col passare degli anni, vincono meno.  Nibali che cade prima del Giro, che si rompe e si aggiusta come fosse un Lego e che risponde presente perchè il ciclismo è il suo mestiere, gli ha dato fama e fortuna e quindi si onora. Nibali che ora le “prende” ma che ci ha riscattato da anni di “scoppole” e di figuracce non solo sportive. Nibali che  per lo sport italiano in tanti anni di magra è stato un po’ come un panda da tenere sotto altissima protezione.  Nibali che Tour, Giro, Vuelta, classiche monumento sono lì in bacheca e non si possono dimenticare anche in un Paese sempre più abituato a ricordare solo ciò che succede oggi.   Nibali  che,  fino a qualche tempo fa gli fischiavano le orecchie e che  tutti  tiravano per la giacchetta, perchè noi siamo gente amica di chi vince. Nibali senza creste, senza piercing, senza  musica e cuffie prima di partire per una crono, senza gossip e senza eccessi.  Nibali orgoglioso: ” portare il tricolore sulle strade francesi per me è stato un onore…”.  Nibali onesto: “In questo Giro sarebbe stato più facile restare a casa…”. Nibali riconoscente: “Sono venuto perchè questa corsa mi ha dato tantissimo e lo dovevo ai miei tifosi…”. Nibali olimpico: “Non posso dire che sarò presente al 100 per cento, bisogna dimostrare di andare molto forte quindi vedremo col ct…”. Nibali che ha diritto di correre finche vorrà, che  se non ci fosse bisognerebbe inventarlo e che chissà quando ne troveremo un altro così. Nibali  è per sempre, come un gioiello. Altro che insultarlo sui social…